di Antonello Di Lella
E per fortuna che sono entrambe renziane. Perché le primarie per la segreteria del Partito democratico in Molise si sono trasformate in una vera e propria resa dei conti. Da una parte la neo segretaria del Pd, Micaela Fanelli, renziana della prima ora e sostenuta dal governatore Paolo di Laura Frattura ma anche da alcuni tesserati del centrodestra. Strano, ma vero. Dall’altra Laura Venittelli, anche lei renziana. E sconfitta poco più di una settimana fa per un migliaio di voti. Una sconfitta che ancora brucia a causa di alcune anomalie. La partita si riapre perché la deputata Venittelli ha inoltrato ricorso alla commissione nazionale di garanzia. Troppi i votanti nel comune di Riccia, quello amministrato dalla Fanelli, secondo il comitato sostenitore della Venittelli. Ben 1.554 con un solo seggio aperto: in media un voto ogni 27 secondi. Proprio da questo caso, sollevato dalla Notizia lo scorso 20 febbraio, muove il ricorso della Venittelli intenzionata a far luce sulla competizione. Nel suo comune, come previsto, la Fanelli ha raccolto un voto bulgaro: 1.511 contro i soli 39 della sfidante. Ma nel comitato della Venittelli ci si chiede come sia stato possibile che abbiano votato tante persone in così poco tempo. E non è tutto. Perché nel ricorso viene contestata anche la scomparsa di 35 registri dalla sede regionale del Partito democratico. Ora la palla passa alla commissione nazionale che proverà a fare chiarezza.
Rimpasto in vista
Aspettando le verifiche si è aperta un’altra partita. Quella politica. Con il governatore Frattura pronto a spingere sull’acceleratore per quella che sembra stia assumendo tratti molto simili a un’epurazione. Una rottamazione annunciata che potrebbe riguardare l’assessore Massimiliano Scarabeo (Pd) che dovrebbe lasciare il posto a Vincenzo Cotugno (Rialzati Molise) con un passato recentissimo nel centrodestra, fino a poco più di un anno fa. Seconda solo al Pd, nelle regionali di un anno fa, ma rimasta a bocca asciutta molto presto Rialzati Molise con ogni probabilità raccoglierà un assessorato. Il maggior indiziato a saltare giù dalla torre sembra proprio Scarabeo, anche perché negli ultimi tempi il rapporto col governatore ha raccolto più bassi che alti. Altre teste potrebbero saltare. A rischiare grosso anche altri esponenti democratici che alle ultime primarie hanno sostenuto la Venittelli. Il nuovo corso del Pd in regione sembra pronto a fare piazza pulita.
C’eravamo tanto amati
E’ passato solo un anno dall’elezione di Frattura ai vertici della regione Molise, ma quel Pd che sembrava tanto compatto è solo uno sbiadito ricordo. La spaccatura è innegabile. Uno scontro molto aspro che di democratico conserva ben poco. Soprattutto nei toni. Ad alzare il tiro anche il deputato, nonché ex resposabile del Forum Giustizia Pd, Danilo Leva: “Si tratterebbe di un rimpasto da Prima Repubblica”, attacca il cuperliano Leva, uno dei primi rottamati dall’effetto Renzi, “abbiamo vinto per cambiare il Molise non per cambiare noi stessi”. In attesa dell’immediato vertice di maggioranza tira sempre più aria di rimpasto e di resa dei conti interna tra i democratici: “Non si possono rottamare dirigenti e assessori perché non asserviti a logiche egemoniche nel partito”, denuncia la Venittelli stessa, “imbarcando consensi lontani dalla base democratica si indeboliscono le prospettive del nostro partito. E’ assurdo che il governatore abbia chiesto consensi alla coalizione per manovre interne del Pd”. A stretto giro è arrivata anche la risposta della neo segretaria del Pd molisano Fanelli: “Ai molisani che ci guardano non interessano rese dei conti e correnti. E tantomeno a me e al nuovo Pd. La Giunta regionale lavori con robustezza, compattezza e fiducia reciproca”, scrive la Fanelli in una nota, “che il presidente faccia valutazioni sull’azione amministrativa dei suoi collaboratori, è strano? Non credo. E’ fisiologico. Anzi, è doveroso. Nel partito non abbiamo bisogno di alzare i toni, ma necessita unità”. Sperando che non sia ormai troppo tardi, perché anche nel piccolo Molise le primarie democratiche rischiano di lasciare pesanti strascichi sul cammino. Tanto per non discostarsi troppo dalla scia tracciata a Roma dalle parti di Largo del Nazareno.