Donna incinta scambiata per ladra ormai è psicosi borseggiatrici. Clima da caccia alle streghe sulla metro milanese

Nella metro milanese c'è il clima da caccia alle streghe. Donna incinta scambiata per ladra ormai è psicosi borseggiatrici.

Donna incinta scambiata per ladra ormai è psicosi borseggiatrici. Clima da caccia alle streghe sulla metro milanese

Una giovane donna incinta che viaggiava in metropolitana è stata scambiata per una borseggiatrice e insultata dagli altri passeggeri. Micol, questo il suo nome, ha raccontato la sua disavventura al giornale online Fanpage.it. Era seduta su un convoglio della linea 2 e la sua “colpa” è stata quella di indossare una tuta, aver tolto il giubbotto e poggiato sul braccio, ma soprattutto di avere al collo una collana che una donna seduta vicino a lei ha ritenuto provento di un borseggio.

“Guarda, che noi lo sappiamo. Abbiamo visto, ci sono i video dappertutto. Tu sei una borseggiatrice”, le ha urlato contro la passeggera, mentre un’altra ha messo in guardia gli altri viaggiatori di stare attenta perché a bordo del treno c’era “una borseggiatrice”. A Milano ormai dilaga la psicosi delle borseggiatrici che agiscono a bordo della metropolitana. Un fenomeno che esiste ma non nelle dimensioni in cui hanno cominciato a raccontarlo sui social, con tanto di video e foto delle presunte “manoleste” alcuni siti come “Milanobelladadio” e i servizi di Valerio Staffelli per Striscia la notizia, che hanno scatenato una vera e propria caccia.

Le prede sono le borseggiatrici, per lo più di etnia rom, e l’arma scelta sono i cellulari con cui molti hanno cominciato a filmarle per poi riversare il video sul sito. In una delle ultime performance chi riprende era in compagnia di alcuni “City angels”, un corpo civile di volontari creato dal giornalista Mario Furlan, che finora si era distinto per gli aiuti prestati ai senzatetto milanesi e in altre attività, comprese quella di prevenzione dei furti a bordo della metropolitana, ma declinata attraverso gli inviti alle persone, soprattutto anziane, a fare attenzione alle proprie borse e ai propri oggetti personali di valore.

Nel video in questione, invece, si vedono alcuni “City angels” cinturare le presunte borseggiatrici quasi ad agevolare chi sta effettuando le riprese col telefonino.

Effetti collaterali

Quando una consigliera comunale del Pd qualche settimana fa aveva contestato chi pubblicava i video nei quali i volti non erano coperti, era stata inondata di insulti sulle pagine social di Milanobelladadio. Il timore, invece, era che la cosa potesse degenerare. L’episodio di Micol, scambiata per una borseggiatrice, dimostra che non aveva tutti i torti.

Se continua il trend della caccia alle streghe, amplificata anche da numerose puntate dedicate alle borseggiatrici rom da alcuni programmi giornalistici di Retequattro e Italia1, avvezzi ad alimentare le paure degli italiani parlando ai loro istinti più bassi, la situazione potrebbe sfuggire di mano. E se nella storia raccolta da Fanpage.it ci si è limitati per fortuna alle offese verbali, potrebbero crearsi contesti violenti, che non è detto possano già sorgere nei confronti delle borseggiatrici, che invece andrebbero segnalate alla polizia – esiste un comparto che si occupa proprio di sicurezza nella metro – e non sui social.

In molti, a partire dal solito Matteo Salvini, si sono scagliati contro il fatto che le donne rom non finiscano mai in carcere perché sempre incinte. E la gravidanza è incompatibile con il carcere, come stabilisce l’articolo 146 del codice penale che prevede il rinvio dell’esecuzione della pena per alcuni soggetti tra i quali le donne in attesa. In realtà, proprio a Milano, da quando si è insediato nel 2022 il nuovo procuratore Marcello Viola, non è più così: il numero delle donne in gravidanza in carcere è quasi raddoppiato.

In una circolare Viola ha, infatti, disposto che le forze dell’ordine sono tenute a eseguire gli ordini di carcerazione disposti dai pubblici ministeri anche quando è previsto il rinvio obbligatorio della pena. Spetta al giudice di sorveglianza “bilanciare la tutela dei diritti del detenuto e del minore con le esigenze della collettività”.