Nella Striscia è conto alla rovescia: Netanyahu non sente ragioni e si prepara a lanciare l’offensiva finale

Nella Striscia è conto alla rovescia: Israele pronta all’offensiva finale. Netanyahu chiude le porte ai negoziati: "Distruggeremo Hamas"

Nella Striscia è conto alla rovescia: Netanyahu non sente ragioni e si prepara a lanciare l’offensiva finale

Sono ore di apprensione nella Striscia di Gaza, dove da un momento all’altro è atteso l’inizio dell’offensiva militare di Israele, annunciata la scorsa settimana dal primo ministro Benjamin Netanyahu, contro Hamas. In concomitanza con la fine del tour mediorientale del presidente americano Donald Trump, infatti, scade anche l’ultimatum di Tel Aviv, che aveva chiesto – senza però ottenere risposta – al movimento terroristico palestinese di liberare tutti gli ostaggi, così da scongiurare una nuova e massiccia operazione di terra nella Striscia.

La scia di sangue

Che la situazione stia degenerando lo hanno capito le famiglie degli ostaggi, che hanno attaccato duramente l’amministrazione di Tel Aviv, preoccupate per l’incolumità dei propri cari a causa dell’annunciata escalation. Come si legge in un comunicato del Forum delle famiglie dei rapiti, “lo Stato di Israele è a poche ore dal fallimento del secolo”, perché Netanyahu “invece di preoccuparsi della liberazione degli ostaggi” e di prodigarsi “per porre fine alla guerra”, sembra preferire prolungare il conflitto sine die.

Un appello che, come i precedenti, è caduto nel vuoto, come dimostrano i bombardamenti che, di ora in ora, aumentano in violenza e intensità. Soltanto nelle ultime 24 ore, infatti, i raid dell’esercito israeliano (Idf), che hanno colpito Gaza City, Rafah e Khan Younis, hanno causato almeno 82 morti, che si aggiungono ai 120 registrati giovedì.

Operazioni che, secondo l’Idf, sono state “chirurgiche” e hanno colpito “oltre 150 obiettivi terroristici nella Striscia di Gaza”, tra cui “postazioni anticarro, cellule terroristiche e strutture militari”. Una terrificante mattanza che ha spinto Hamas a condannare la “guerra infinita di Netanyahu”, affermando che il primo ministro israeliano è “un pericolo per la regione e per il mondo”, e che questa situazione deve spingere “la comunità internazionale a intervenire” in difesa dei palestinesi.

Usa e Israele ai ferri corti per la crisi umanitaria nella Striscia

Una crisi senza fine che, dopo averla a lungo minimizzata, è stata ammessa anche dal presidente americano Trump, apparso sempre più distante dal suo alleato Netanyahu. L’inquilino della Casa Bianca, in contrasto con le dichiarazioni dell’amministrazione israeliana, ha affermato con chiarezza che a Gaza “la gente muore di fame” a causa dello stop agli aiuti umanitari imposto da Bibi lo scorso 1° marzo, e che la guerra deve essere “risolta” al più presto.

Parole alle quali si è accodato il segretario di Stato americano, Marco Rubio, che alla BBC ha rinnovato l’appello ad Hamas affinché si arrenda e liberi gli ostaggi, aggiungendo che gli Stati Uniti “non sono immuni o insensibili alle sofferenze della popolazione di Gaza” e che, per questo, intendono “fornire aiuto” ai civili anche ignorando il blocco imposto da Israele.

L’Unicef denuncia l’ennesima strage di bambini

Una guerra che va avanti da quasi due anniversari, e il cui prezzo più alto lo stanno pagando i bambini. A illustrare la gravità del dramma nella Striscia è stato Edouard Beigbeder, direttore regionale dell’Unicef per il Medio Oriente e il Nord Africa, secondo cui “almeno 45 bambini sono stati uccisi negli ultimi due giorni: è un altro devastante promemoria del fatto che i bambini di Gaza soffrono in maniera estrema, patendo la fame ogni giorno per poi cadere vittime di attacchi indiscriminati”.

Lo stesso Beigbeder ha ricordato che “negli ultimi 19 mesi, Gaza è stata letale per i bambini e non ci sono spazi sicuri. Da nord a sud, i bambini sono stati uccisi e mutilati negli ospedali, nelle scuole trasformate in rifugi, nelle tende di fortuna o tra le braccia dei genitori”. “Soltanto negli ultimi due mesi – ha concluso – più di 950 bambini sono stati uccisi in attacchi nella Striscia di Gaza”, e il timore è che la situazione possa ulteriormente aggravarsi con l’imminente offensiva di terra.