Nessuno vuole la salma del boia delle Fosse Ardeatine. Polemiche sui funerali

Polemiche sui funerali dell’ex ufficiale delle Ss Erich Priebke morto ieri all’età di 100 anni. L’Argentina non lo vuole: il ministro degli Esteri Héctor Timerman “ha dato ordine di non accettare nessun tramite che permetta l’ingresso del corpo del criminale nazista Erich Priebke in Argentina”, riferisce su Twitter il ministero, secondo quanto riferisce il quotidiano locale La Nacion. “Gli argentini non accettano questo tipo di affronto alla dignità umana”, aggiunge Buenos Aires. I commenti giungono in risposta alle parole del legale di Priebke, Paolo Giachino, il quale aveva annunciato che “il corpo di Priebke sarà inviato in Argentina per essere sepolto accanto a sua moglie a Bariloche”, la città dove ha vissuto per oltre 40 anni.

Secondo l’avvocato dell’uomo Paolo Giachini i funerali dovrebbero svolgersi martedì a Roma, anche se il legale ha fatto sapere che prima devono essere risolti dei problemi burocratici. Poco dopo la diffusione della notizia, arriva una precisazione dalla questura di Roma: “In relazione alla paventata ipotesi che i funerali dell’ex ufficiale delle SS Erich Priebke avranno luogo martedì prossimo in una chiesa del centro storico della capitale, il questore Fulvio della Rocca, d’intesa col prefetto Giuseppe Pecoraro, vieterà qualsiasi forma di celebrazione in forma solenne”. E subito dopo anche lo stop del Vaticano. Il sindaco di Roma parla invece di una cerimonia in forma privata.

La vicenda giudiziaria di Priebke raggiunse il suo culmine il 7 marzo 1998 quando la corte militare d’appello di Roma lo condannò all’ergastolo assieme a un altro ex ufficiale delle SS, Karl Hass, per la strage del 24 marzo del 1944 passata alla storia come l’eccidio delle Fosse Ardeatine. Nato ad Hennigsdorf il 29 luglio 1913. Militare tedesco, capitano delle SS durante la seconda guerra mondiale in Italia, condannato all’ergastolo per aver partecipato alla pianificazione e alla realizzazione dell’eccidio delle Fosse Ardeatine in cui 335 civili e militari furono fucilati. Aderì al Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori Tedeschi quando aveva 20 anni. Dopo l’armistizio e fino al mese di maggio 1944 opera a Roma sotto il comando di Herbert Kappler. Nel corso della seconda guerra mondiale soggiornò in Italia, dove insieme ad altri militari tedeschi partecipò al coordinamento delle tattiche e delle strategie che il Terzo Reich avrebbe dovuto adottare nella penisola. Dopo la fine della guerra fuggì da un campo di prigionia vicino a Rimini e si rifugiò in Argentina. Fu estradato in Italia nel 1995. Nel 1998, fu condannato all’ergastolo, ma vista l’età avanzata fu mandato ai domiciliari. Nel 2009 ha ottenuto il permesso di uscire di casa per fare la spesa, andare a messa e in farmacia.