Niente rivincita per Caltagirone. Pure in Mediobanca non tocca palla

I manager al comando di Mediobanca verso la riconferma. Dopo Generali, il costruttore Caltagirone e Del Vecchio restano isolati.

Niente rivincita per Caltagirone. Pure in Mediobanca non tocca palla

La resa dei conti si avvicina. E potrebbe tradursi in un nuovo schiaffo ai danni soprattutto di Francesco Gaetano Caltagirone (nella foto), ancor più che del gruppo Delfin che fa capo ai Del Vecchio. La battaglia di Mediobanca è destinata a concludersi in modo simile a quella di Generali. Si tratta, di fatto, di un secondo round. Che potrebbe confermare l’esito del primo, sancendo una vittoria per ko. La battaglia di Generali si era conclusa con la sconfitta di Caltagirone e Del Vecchio e la vittoria della lista presentata dal consiglio d’amministrazione uscente, espressione proprio di Mediobanca.

I manager al comando di Mediobanca verso la riconferma. Dopo Generali, il costruttore Caltagirone e Del Vecchio restano isolati

Ora le cose potevano andare diversamente, ma alla fine potrebbe prevalere anche stavolta lo status quo. Ma andiamo con ordine. Lo statuto di Mediobanca prevede che la lista di maggioranza elegga 12 consiglieri, la seconda tre e la terza una se supera il 2% del capitale. Un consigliere andrà alla lista Assogestioni. Per il resto la vittoria per il board uscente sembra molto vicina. Delfin, guidata da Francesco Milleri e rispondente agli eredi Del Vecchio, ha rifiutato la proposta dei manager uscenti di avere quattro posti nella sua lista, accontentandosi, probabilmente, di avere due consiglieri ma “liberi” – come si fa trapelare – da ogni vincolo. Delfin detiene il 19,8% mentre il gruppo Caltagirone il 9,8%. Del Vecchio ha tentato in passato di salire oltre il 20% chiedendo l’autorizzazione alla Bce: da Francoforte è stata data risposta negativa, spiegando che non è possibile un’operazione del genere nel caso in cui il soggetto non sia vigilato dalla Banca d’Italia. Punto cruciale, perché di fatto non permette a Delfin e Caltagirone di unirsi per prendere il controllo con una loro lista, avendo bisogno di un soggetto vigilato. E di un banchiere a fare da capofila.

La battaglia si è scatenata in estate, quando nel momento in cui si definivano le candidature per il rinnovo dei vertici, Mediobanca ha proposto un accordo a Delfin, esteso a Caltagirone: l’offerta erano quattro posti in consiglio a fronte dell’impegno di sostenere la strategia dei manager. Milleri, però, ha chiesto più discontinuità, negata dal cda. Alla fine la lista è stata presentata senza i nomi di Delfin, puntando sulla conferma di Alberto Nagel come amministratore delegato e di Renato Pagliaro come presidente. Delfin ha presentato una lista di minoranza con cinque nomi. Gli avversari degli attuali vertici raggiungono circa il 30% del capitale, che potrebbe salire con l’appoggio di altri azionisti. Una partita non impossibile, ma in realtà i giochi sembrano già chiusi, quasi del tutto.

In gran parte la partita dell’assemblea del 28 ottobre sembra già scritta: prevarrà la continuità con la conferma del management della banca di Piazzetta Cuccia. Anche perché il piano industriale di Nagel piace ai mercati e ha portato a casa utili e dividendi crescenti. La lista del consiglio uscente dovrebbe incassare sei candidati eletti. Certi sono anche i primi due dell’azionista Delfin, con una lista che alla fine non è realmente di concorrenza agli amministratori uscenti, tanto che la società dice chiaramente di non avere “intenti competitivi nei confronti della lista di maggioranza del management”. Il voto dell’assemblea deciderà il restante 20%: a chi vince vanno tre rappresentanti e se la giocano Mediobanca e Delfin. Che assicura le poltrone a Sandro Panizza e Sabrina Pucci, entrambi ex Generali: proprio Pucci ha mostrato fedeltà a Caltagirone dopo l’attacco a Philippe Donnet, dimettendosi.

Nagel e Milleri hanno il compito di provare a convincere altri investitori, ma è proprio l’ad uscente ad aver già in mano un primo pacchetto di voti. A suo favore gioca anche un altro elemento: si attende un’alta partecipazione, circa il 70% del capitale dell’istituto, ovvero la più elevata delle ultime assemblee. La raccolta delle deleghe è iniziata e l’affluenza più alta del previsto dovrebbe facilitare la vita alla lista del board uscente. Insomma, per i Del Vecchio e, soprattutto, per Caltagirone un’altra sconfitta è dietro l’angolo.