Non c’è privacy che tenga. Chi ha sbagliato deve dimettersi. Parla la deputata M5S, Baldino: “I cittadini devono sapere. Il taglio dei parlamentari colmerà le distanze col Paese”

I cittadini hanno il diritto di conoscere i nomi dei cinque deputati che hanno fatto domanda e poi percepito dall’Inps i 600 euro di bonus per le partite Iva nonostante uno stipendio parlamentare – mai interrotto – che tocca i 12mila euro. È chiara sul punto Vittoria Baldino, deputata del Movimento cinque stelle che, spiega, “ho già sottoscritto una lettera in cui autorizzo l’Inps a comunicare al capo politico Vito Crimi l’identità di chi ha ottenuto il bonus”.

Il Movimento Cinque Stelle è stato chiaro: fuori i nomi dei “furbetti” del bonus. Cosa farete affinché la promessa si traduca in fatti?
Il fatto che i membri di una delle istituzioni più alte del Paese abbiano avuto il coraggio di approfittare di una misura pensata per dare ristoro ai titolari di partite Iva che hanno subito i danni dovuti alle conseguenze della pandemia mina il prestigio dell’istituzione stessa. Credo che i cittadini abbiano il diritto di conoscerne i nomi. Ho già sottoscritto una lettera in cui autorizzo l’Inps a comunicare al capo politico Vito Crimi l’identità di chi ha ottenuto il bonus. Mi auguro che tutti i miei colleghi del MoVimento 5 Stelle facciano lo stesso.

Non le sembra assurdo che la privacy, in questa circostanza che coinvolge parlamentari e soldi pubblici, possa essere l’alibi che annulla la trasparenza?
È proprio il principio della trasparenza che ha consentito alla direzione antifrode dell’INPS, mai esistita prima, di venire a conoscenza di anomalie nell’erogazione del bonus. Tuttavia il problema che ci poniamo è quello di evitare che chi si assume la responsabilità di accedere ai dati e rivelarli possa essere accusato di indebito accesso e di violazione della privacy. Per questo occorre che tutte le forze politiche siano d’accordo a manlevare l’Istituto per evitare che oltre al danno subisca anche la beffa di dover rispondere legalmente.

Nonostante tra i cinque sospetti furbetti ci siano tre leghisti, Salvini ha attaccato il Governo…
«Carthago delenda est». Per Salvini qualunque circostanza è utile per alimentare la sua propaganda contro il governo, perché non ha altri argomenti. È riuscito perfino ad utilizzare un fatto tragico come la pandemia o addirittura a negarne la gravità pur di attaccare il governo. Non mi soffermo sul fatto che se i fatti fossero confermati 3 su 5 sono leghisti, ma non era lui quello che attaccava il governo perché “prima i soldi e poi i controlli?”. Ormai le sue giravolte non si contano più.

In ogni caso, non crede che l’errore sia stato commesso a monte? Non è assurdo che siano stati concessi tali bonus? Il sistema è da rivedere?
Al di sopra di ogni legge e di ogni cavillo normativo c’è la morale e la volontà di esercitare il mandato con disciplina e onore. Avremmo dovuto escludere i parlamentari e i presidenti di Regione dall’erogazione del bonus? Oggi dico che probabilmente sarebbe stato opportuno, ma francamente non pensavo che fosse necessario.

Tra i cinque furbetti pare ci sia anche un pentastellato. Come si comporterà il Movimento se sarà rivelata la sua identità?
A prescindere dalle forze politiche di appartenenza, penso che non solo dovrebbero restituire i soldi e dimettersi, ma dovrebbe essere inibito loro l’accesso a qualunque altra carica elettiva perché hanno dimostrato di non essere all’altezza di rappresentare il popolo italiano, che giustamente si sente offeso.

Intanto, mentre nel Pd montano i dubbi sul referendum taglia-parlamentari, crede che questa vicenda sia un motivo in più per dire sì anche per restituire credibilità ad una classe politica ormai scesa al minimo storico?
È uno degli obiettivi della riforma sul taglio dei parlamentari: colmare la distanza tra le istituzioni e i cittadini. Dal 1963, anno in cui è stato fissato il numero attuale di parlamentari, sono cambiate molte cose, è cambiato il modo di fare politica e il nuovo modo di comunicare ha cambiato il rapporto tra elettori ed eletti. Un Parlamento meno numeroso vuol dire migliore selezione della classe politica, maggiore controllo da parte degli elettori, migliore funzionamento della macchina parlamentare. È evidente che questa riforma deve essere accompagnata da una riforma del sistema elettorale, dei regolamenti parlamentari e da altri correttivi costituzionali. Tutte riforme alle quali insieme ai nostri partner di maggioranza stiamo lavorando.