Non chiamatelo femminicidio. Questa è una strage

di Nicoletta Appignani

Una diciannovenne trovata morta in un uliveto in provincia di Livorno. Una trentenne accoltellata per strada a Ostia. E ancora, sempre a Roma, stavolta nella zona dell’Aurelia, un’altra donna di 29 anni vittima del fidanzato, una guardia giurata che l’ha uccisa a colpi di pistola, prima di togliersi la vita. Un episodio, quest’ultimo, che ricorda quello accaduto poche settimane fa ad Acilia. Anche in quel caso una guardia giurata tolse la vita alla sua ex moglie. Tutte donne, tutte brutalmente uccise.

Tre delitti in poche ore
Lo chiamano femminicidio, un termine che a molti non piace ma che tuttavia racconta una realtà atroce: vittime solo perché donne, uccise da un ex, da uno spasimante, da un marito geloso. L’episodio più recente proprio nella Capitale, a sparare Christian Agostini, 39 anni, che ha ucciso la moglie, Chiara Di Vita di 27 anni, con un colpo di pistola alla nuca, prima di suicidarsi con la stessa arma. I corpi sono stati trovati all’interno di un appartamento seminterrato in via Aurelia, mentre il figlio della coppia si trovava a scuola. Su Facebook, l’uomo si raccontava definendosi ex “collaboratore pontificio”. E nelle fotografie si vede la famiglia ad una delle prime udienze di papa Bergoglio, che bacia il bambino e saluta la donna, mentre Agostini fotografa la scena.
Sempre a Roma un altro delitto che resta al momento un giallo, l’omicidio in strada a Ostia di Alessandra Iacullo, 30 anni, massacrata a coltellate da qualcuno che forse la ragazza conosceva. A trovare il cadavere un passante che all’inizio ha creduto di trovarsi sulla scena di un incidente stradale. Il corpo di Alessandra, riverso nel sangue sotto il suo motorino, ha però svelato altro agli investigatori. Diverse coltellate hanno raggiunto la ragazza. Quella fatale alla gola. Ma forse sarà il suo cellulare a raccontare qualcosa di più sull’assassino, con il quale forse la giovane aveva appuntamento.
Si indaga dunque nella sua vita privata, come dalla vita privata di un’altra vittima sono partiti gli inquirenti per stringere le manette ai polsi dell’assassino che ha ucciso la diciannovenne Ilaria Leone a Castagneto Carducci, vicino a Livorno. I carabinieri di Donoratico hanno fermato un uomo di 33 anni, un senegalese, che conosceva la vittima: lo straniero vendeva stupefacenti in zona. Nello zaino di Ablaye Ndoye i militari hanno trovato il cellulare di Ilaria. Fra le ipotesi, quella di un tentativo di violenza sessuale.

Una legge inutile
Una vera e propria strage compiuta in poco meno di 48 ore, che fa seguito all’omicidio, due settimane fa, di un’altra donna, Michela Fioretti, uccisa ad Acilia per mano dell’ex marito, che la inseguì in macchina e la uccise a colpi d’arma da fuoco.
Ad aprile, il coordinamento delle donne di “Se non ora quando” aveva lanciato una raccolta firme chiedendo al parlamento di affrontare l’emergenza con una legge specifica. Fino ad oggi però la richiesta è rimasta inascoltata ed ha anzi sollevato numerose polemiche. Il femminicidio infatti secondo molti non deve diventare un reato, essendo già compreso in quello di omicidio. Sarebbe, insomma, come relegare le donne in una riserva indiana.
Ciò che è invece necessaria, è una maggiore attenzione per le denunce che spesso precedono l’omicidio, a volte sottovalutate. In una cultura che troppo spesso non educa al rispetto e che anzi sotto i riflettori mette la mercificazione femminile. E le donne continuano a morire.