Non ha mai cacciato gli abusivi. L’unico sfratto del Pd è al Maxxi. La Melandri risolve il contratto col ristorante del museo. Per lei è giusto così. Ma il gestore la porta in tribunale

Al Maxxi la Melandri risolve il contratto del ristoratore del museo che non ha pagato la concessione

Mentre la sindaca Raggi ripulisce la Capitale dai Casamonica, Giovanna Melandri piazza al Maxxi l’unico sfratto del Pd. Quello del ristoratore del museo che non ha pagato la concessione. Il Consorzio Seaman, che dal 2016 ha vinto il bando per le attività di ristorazione, caffetteria e bookshop non riesce a mandare giù che la Fondazione lo scorso 7 novembre ha risolto il contratto sia per morosità sia perché è venuta meno la qualità del servizio. Gestori e dipendenti il giorno dopo hanno trovato i locali chiusi con il lucchetto. Non si è trattato di un’azione illegittima dal momento che la concessione prevede la risoluzione con efficacia immediata. Però loro non hanno compreso quell’azione di forza della Melandri, che li stupisce soprattutto perché arriva dall’ex ministro dei Governi D’Alema e Prodi e quindi da una Sinistra che per decenni non ha mai sfrattato i rom e i Casamonica e adesso a sentir loro è poco “paziente” con un ristoratore.

Diversa è però la versione della Fondazione che ha spiegato di aver soltanto applicato la Legge. “Nessun atto di forza – ha detto il segretario generale Pietro Barrera -. La Seaman ha vinto la gara perché aveva l’offerta migliore, ma le cose poi sono cambiate. I pagamenti arrivavano in ritardo e dallo scorso aprile non abbiamo ricevuto più un euro. Perché la concessione prevede che ci venga dato il 10% degli incassi ogni trimestre. Inoltre, abbiamo notato che il servizio non era più quello garantito all’inizio. Dopo aver sollecitato più volte, siamo stati costretti alla risoluzione del servizio”.

Ma Sergio Rondina, amministratore delegato del Consorzio ha deciso di portare il caso in Procura: “Siamo ancora sconvolti e increduli per quanto sta accadendo da quando, la sera del 7 novembre scorso, abbiamo ricevuto via pec la comunicazione della risoluzione di diritto del rapporto di concessione firmata dalla presidente Giovanna Melandri e dal segretario generale della Fondazione MaXXi, Pietro Barrera, anche se di diritto qui c’è veramente poco”. Il Consorzio sostiene di non aver potuto accedere ai locali per prendere le loro cose perché gli addetti alla vigilanza hanno impedito l’accesso per disposizioni amministrative. Il segretario della Fondazione, pur comprendendo la preoccupazione dei dipendenti che sono rimasti senza lavoro, ha però sottolineato di aver già più volte chiesto alla società di portare via attrezzature e mobili senza “fare ostruzionismo” altrimenti saranno costretti a liberare i locali e spostare i loro oggetti in un altro magazzino.

PATATA BOLLENTE – Insomma un braccio di ferro infinito. Perché il Consorzio dal canto suo non vuole mollare e per questo si è rivolto a un legale, l’avvocato Sabrina Rondinelli, che ha presentato un esposto in Procura e oggi presenterà anche una denuncia in questura. L’amministratore Rondina ha spiegato di aver più volte provato a parlare con la Melandri trovando sempre però “un muro di gomma”. Il suo avvocato è determinato ad andare fino in fondo: “è una vicenda gravissima e spero che la presidente Melandri rifletta su 35 dipendenti che rimarranno senza lavoro. Non si può chiudere così un’attività. Come legale del Consorzio ho depositato una querela alla Procura della Repubblica di Roma perché per me la vicenda non è chiara e ho chiesto alla magistratura di fare luce”. La Fondazione ha precisato che da parte loro non c’è mai stato alcun accanimento e che anzi si è trattato di una decisione sofferta ma obbligata proprio per tutelare un bene pubblico. Ed è rammaricata per il disagio che si è creato. “Nei giorni scorsi al MaXXi c’è stata una serata importante, ma il ristorante e la caffetteria erano chiusi”, ha detto Barrera.