Nuova ferita da codice rosso agli ospedali

di Gaetano Pedullà

A che serve lo Stato? Di sicuro non a fare l’imprenditore (vedi Alitalia) o a distribuire all’infinito ammortizzatori sociali. E di sicuro neppure a coprirci di tasse o a mantenere elefantiache strutture burocratiche. Per chi ha una visione liberale e moderna della società, lo Stato serve a garantire pochi servizi essenziali. Tutto il resto rimane ai cittadini, al loro libero arbitrio e al saper essere comunità e non sudditi. Invece a cosa assistiamo da anni? A uno Stato che fa tutto quello che non deve fare e poi massacra quei pochi servizi di base nei quali è l’essenza stessa del nostro patto sociale. Quello che deve fare lo Stato è garantire la sicurezza e i confini, amministrare la giustizia, sostenere la cultura e fornire assistenza sanitaria ai cittadini. Se però ci mettiamo alla finestra e guardiamo cosa ci accade attorno vediamo che di soldi se ne spendono tanti (la nostra spesa pubblica supera gli 800 miliardi l’anno) ma ce n’è sempre meno per le forze di polizia, per presidiare il Mediterraneo, per la Giustizia (si chiudono persino i tribunali), per la scuola, i musei e il patrimonio artistico. E come al solito per la nostra salute. Ieri il Governo si è affrettato a smentire nuovi tagli alla spesa sanitaria, ma nel pacchetto di provvedimenti in arrivo con la legge di stabilità ci sarebbe una sforbiciata micidiale ai fondi destinati agli ospedali e alla sanità in generale. Si parla di 2 o di 4 miliardi, come se fossero noccioline e non risorse fondamentali per salvare vite umane. Una ferita da codice rosso per chi sa cosa sono le struttura mediche di questo Paese, per chi muore in attesa di un esame clinico, per chi non può pagarsi i farmaci o è lasciato per giorni senza letto in una corsia d’ospedale. Il ministro Lorenzin ha protestato per un taglio senza anestesia ai fondi del suo comparto. Una protesta che non basta con questo Stato che ha un malato grave da curare: se stesso.