Obbligo vaccinale per chi ricopre una funzione pubblica. Il presidente dell’Aifa Palù: “Più che dell’immunità di gregge dovremmo preoccuparci della protezione dalla malattia”

Per il numero uno dell'Agenzia del farmaco "l'ampia copertura vaccinale offre garanzie e consente di essere ottimisti".

Obbligo vaccinale per chi ricopre una funzione pubblica. Il presidente dell’Aifa Palù: “Più che dell’immunità di gregge dovremmo preoccuparci della protezione dalla malattia”

“Partiamo dai numeri di oggi: il 67 per cento della popolazione over 12 è vaccinata con due dosi, in terapia intensiva ci sono 466 pazienti e nei reparti ordinari poco più di 3.700. I morti giornalieri sono nell’ordine di alcune decine. Naturalmente dovremo valutare che impatto avranno la riapertura delle scuole e la piena ripresa delle attività su questo scenario, ma l’ampia copertura vaccinale offre garanzie e consente di essere ottimisti”. È quanto ha detto al Corriere il presidente dell’Agenzia italiana del farmaco e componente del Comitato tecnico scientifico (Cts), Giorgio Palù.

La priorità è convincere gli “esitanti” a vaccinarsi, sulla base di dati scientifici oggettivi. “Sappiamo che un 4-5 per cento della popolazione è No vax – aggiunge il numero uno dell’Aifa – ed è inutile ogni tentativo di persuasione. Un altro 15-20 per cento, tra i 30 e i 60 anni, è composto da persone timorose o dubbiose: su queste dobbiamo lavorare”.

Secondo Palù molti dimenticano che i vaccini hanno incrementato la vita “di quasi vent’ anni dall’inizio del ‘900”. Agli inizi del secolo scorso “la mortalità infantile era al 20 per cento, oggi grazie ai vaccini e allo 0,2”. In un mondo globalizzato “più che dell’immunità di gregge dovremmo preoccuparci della protezione dalla malattia, che gli attuali vaccini garantiscono efficacemente”.

Palù crede che “sia necessario interrogarsi sull’opportunità di introdurre l’obbligo vaccinale per chi ricopre una funzione pubblica: operatori sanitari, insegnanti, forze dell’ordine e altra categorie. Ricordiamo che la salvaguardia del bene pubblico è tutelata anche dall’articolo 2 della Costituzione”. Per parlare di terza dose, “bisogna pensare a chi, quando e cosa somministrare” spiega. Chi: “dai 50 anni in su aumenta il rischio collegato al Covid e la risposta del sistema immunitario diventa meno efficace; inoltre il Cts ha già consigliato la terza dose per i soggetti fragili”.

Quando: “occorre attendere i risultati degli studi israeliani e americani per valutare il momento più opportuno”. Cosa: “si stanno allestendo vaccini in grado di proteggerci dalle varianti che avranno un percorso di approvazione facilitata da Ema e Fda”. Nel frattempo per ottobre dovremmo avere “due nuove categorie di farmaci antivirali specifici”. Ema “dovrà valutare questi inibitori, da usare in fase acuta anche per bocca”. I pazienti “saranno trattati sempre più a livello domiciliare senza intasare gli ospedali”.

Secondo l’ultimo report del Commissario per l’emergenza (qui i dati), sono 75.194.688 le dosi di vaccino somministrate in Italia, il 92,6% del totale di quelle consegnate, pari finora a 81.203.505 (nel dettaglio 57.137.736 Pfizer/BioNTech, 10.083.702 Moderna, 12.023.367 Vaxzevria-AstraZeneca e 1.958.700 Janssen). Le persone che hanno completato il ciclo vaccinale sono 36.287.511, il 67,19% della popolazione over 12.