Sono passati 49 anni. Quasi mezzo secolo dall’omicidio dell’appuntato dei carabinieri Giovanni D’Alfonso, avvenuto il 5 giugno del 1975 vicino alla Cascina Spiotta di Arzello di Melazzo (Alessandria). Oggi è stato notificato l’avviso della conclusione delle indagini preliminari a Lauro Azzolini, Renato Curcio, Mario Moretti e Pierluigi Zuffada.
I quattro ex brigatisti sono indagati per la morte dell’appuntato dei carabinieri ucciso in un conflitto a fuoco. All’interno della cascina era sotto sequestro l’imprenditore Vallarino Gancia e nel blitz dei carabinieri per liberarlo è nato uno scontro a fuoco in cui è morto proprio D’Alfonso. Nella sparatoria morì anche Margherita Mara Cagol, moglie di Curcio, e rimasero feriti il tenente Umberto Rocca e il maresciallo dei carabinieri Rosario Cattafi.
Omicidio D’Alfonso, chiusa l’inchiesta su Curcio e Moretti
Le indagini si sono concentrate sui responsabili del sequestro dell’imprenditore avvenuto il 4 giugno del 1975, effettuato proprio dalle Brigate Rosse, e poi sul successivo scontro a fuoco al momento del blitz. Uno dei sequestratori, dopo il conflitto a fuoco, è invece riuscito ad allontanarsi e non si è mai riuscito a identificarlo. Le indagini ipotizzano che il brigatista presente sul luogo del sequestro sarebbe Azzolini, che è già stato processato e prosciolto una volta per questa stessa accusa. Il giudice per le indagini preliminari aveva revocato la sentenza del 1987, consentendo di proseguire l’inchiesta. Azzolini continua a dichiararsi estraneo ai fatti.
L’indagine è nata da un esposto del figlio del carabiniere ucciso, Bruno D’Alfonso, che punta proprio a scoprire chi sia l’altro brigatista coinvolto nella sparatoria, colui che riuscì a fuggire. Curcio è stato sentito dai pm ma non ha svelato il nome della persona riuscita a scappare. Resta anche il mistero sulla morte di Margherita Mara Cagol: ancora non si sa chi le ha sparato. Secondo Curcio la “moglie era senza dubbio disarmata e con le mani alzate”.