Pallone e pallonate. Altro che minacce della ‘ndrangheta. Lo Sporting Locri femminile non subì alcuna intimidazione dalla malavita. Per la Procura fu tutto una montatura

Pallone e pallonate. Altro che minacce della 'ndrangheta. Lo Sporting Locri femminile non subì intimidazioni dalla malavita. Per la Procura fu una montatura

Ricordate la squadra di calcio a 5 femminile minacciata dalla malavita per non giocare più e tutto il clamore mediatico suscitato dalla vicenda? Per la Procura della Repubblica di Locri è stata tutta una montatura. Tanto che è arrivata la richiesta di archiviazione delle indagini relativamente alle indagini per le minacce subite dalla società dello “Sporting Club” di Locri. Il presidente della squadra di calcio a 5 femminile impegnata nella massima serie nazionale aveva annunciato nei mesi scorsi il ritiro dal campionato di serie A. Luigi D’Alessio, procuratore della Repubblica di Locri, ai microfoni del telegiornale regionale della Rai ha annunciato di voler “chiudere il caso” perché si è trattato di una “montatura”. Dalle indagini effettuate dai Carabinieri non sono emersi fatti di rilievo penale tali da chiedere il rinvio a giudizio per qualcuno. E’ emerso anche che i bigliettini con le minacce sono stati “costruiti in casa. Non è possibile che potessero essere effettuate minacce in quel modo e con quelle modalità. In conclusione è meglio chiudere il caso con una buona archiviazione che con un pessimo rinvio a giudizio”.

LA VICENDA – Il presidente di allora della società Ferdinando Armeni denunciò di aver ricevuto messaggi intimidatori nei suoi confronti e della sua famiglia. Una denuncia che innescò l’intervento di altissime cariche istituzionali per non cedere e non ritirare la squadra. A quel punto il caso divenne nazionale con addirittura la trasmissione in diretta di una partita su Rai Sport 1 con la partecipazione anche del presidente della Figc, Carlo Tavecchio. Poi il passaggio di mano della società e nulla più sulla vicenda. Leggendo i quotidiani calabresi sulla vicenda sono emerse tante versioni e indiscrezioni mai verificate. Da storie di debiti a quelle sentimentali fino all’autoproduzione delle minacce. Niente di tutto questo secondo chi ha indagato.