Papa Francesco spinge lo Ius soli. Salvini a muso duro: “Se volete la legge applicatela in Vaticano”

Papa Francesco prende una posizione netta sullo Ius soli e sullo Ius culturae invitando il Parlamento ad accelerare sulla legge

Papa Francesco prende una posizione netta sullo Ius soli e sullo Ius culturae invitando il Parlamento ad accelerare sulla legge. Il messaggio è quello che verrà letto il prossimo 14 gennaio in occasione della Giornata del Migrante 2018: “Nel rispetto del diritto universale ad una nazionalità, questa va riconosciuta e opportunamente certificata a tutti i bambini e le bambine al momento della nascita. La apolidia in cui talvolta vengono a trovarsi migranti e rifugiati”, sostiene il Papa, “può essere facilmente evitata attraverso una legislazione sulla cittadinanza conforme ai principi fondamentali del diritto internazionale”.

Quello di Bergolgio è un vero e proprio invito visto che usa parole ancora più nette sottolineando il suo pensiero: “Occorre rispondere alle numerose sfide poste dalle migrazioni contemporanee con generosità, alacrità, saggezza e lungimiranza, ciascuno secondo le proprie possibilità”.

Il Papa afferma che “ogni forestiero che bussa alla nostra porta è un’occasione di incontro con Gesù Cristo, il quale si identifica con lo straniero accolto o rifiutato di ogni epoca”. Di qui il messaggio chiave che verrà lanciato con più forza ancora in occasione della Giornata mondiale del Migrante e del Rifgiato 2018: “Accogliere, proteggere, pro:muovere e integrare i migranti e i rifugiati”.

Parole che hanno scatenato immediata la replica dura del leader del Carroccio, Matteo Salvini, via Facebook: “Se vuole applicare lo Ius soli nel suo Stato, il Vaticano, faccia pure. Ma da cattolico non penso che l’Italia possa accogliere e mantenere tutto il mondo. A Dio quel che è di Dio, a Cesare quel che è di Cesare. Amen. #stopinvasione”.

Più pacata nella forma la posizione del leghista Roberto Calderoli, ma la sostanza non cambia: “Sbaglia il Santo Padre a invocare l’introduzione nel nostro ordinamento dello ius soli e dello ius culturae che regalerebbe la cittadinanza italiana a oltre due milioni di immigrati che, peraltro, non la richiedono neppure. Sbaglia”, continua Calderoli, “a invocare la cittadinanza per tutte queste persone che ancora devono dimostrare di volersi integrare, adeguandosi a quelle che sono le nostre leggi e al nostro modo di vivere. L’Italia è lo Stato che concede più cittadinanze in Europa, oltre 200mila l’anno: non c’è nessuna ragione per regalare di colpo due milioni di nuove cittadinanze. A differenza della Città del Vaticano dove la concessione della cittadinanza avviene raramente e solo in casi eccezionali”.