Parla l’ex prefetto di Roma Achille Serra: le violenze non si arresteranno. Se lo Stato non risolve il disagio sociale sarà la fine

di Andrea Koveos

Perché il diritto di manifestare «si trasforma in un incubo metropolitano con scene di guerriglia urbana, tipiche di Paesi a rischio democrazia? Ma guardi, se le cose continueranno in questo modo le violenze in Italia potranno esplodere sempre più forti». A rispondere alle domande della Notizia è Achille Serra, prefetto di Roma dal 2003 al 3 settembre 2007, quando ha assunto il ruolo di “Alto commissario per la prevenzione e il contrasto della corruzione nella Pubblica amministrazione”. Un esperto di ordine pubblico per niente stupito dagli scontri avvenuti ieri nella Capitale in seguito alla proteste del movimento per la casa.

Le sue premesse non sono proprio incoraggianti, non si rischia così di creare un allarme sociale?
«Mi auguro di sbagliare ma le previsioni all’orizzonte per il nostro Paese non sono rosee. Il disagio sociale è in forte aumento e se lo Stato non riescirà a rispondere alle persone in difficoltà, che oggi come oggi sono milioni, non c’è da aspettarsi nulla di buono».

Spunta una manifestazione ed eccoti infiltrazioni criminali. Ma non si può prevenire questo tipo di fenomeno terroristico?
«La prevenzione è senza dubbio l’aspetto più importante quando si parla di ordine pubblico. Un aspetto che non può essere trascurato. Ma sono sicuro che questore e prefetto di Roma avranno tentato di tutto per evitare gli incidenti».

Allora cos’è che anche questa volta è andato storto?
«La prevenzione, appunto».

Dunque qualcuno ha sbagliato…
«Come le dicevo occorre prevenire ogni episodio di violenza che spesso sfocia in vera e propria guerriglia cittadina. Ma per fare questo, per evitare situazioni che mettono in pericolo la vita dei cittadini e quelle delle forze dell’ordine messe a difesa della pubblica incolumità, occorre una prevenzione collettiva che coinvolga tutte gli apparati dello Stato».

Cioè?
«Basterebbe che la politica si rendesse conto di quanti poveri ci sono in Italia o di quanti disoccupati stanno cercando lavoro o di quanti nostri giovani sono costretti a lasciare il Paese perché qui non ci sono più le condizioni per vivere. Sembra che l’attività politica si sia fermata alla decadenza o meno di Berlusconi, sottovalutando invece l’emergenza vera che è la povertà. Solo oltre nove milioni coloro i quali non riescono a mettere un piatto a tavola. Faccio io una domanda a lei: si può andare avanti così?»

No.
«Anche oggi è stato assaltato un blindato della Polizia. Ancora una volta mi vedo costretto a sottolineare il comportamento straordinario di tutte le forze dell’ordine che rischiano la propria vita durante quegli scontri di cui non hanno alcuna responsabilità. Senza considerare che operano in condizioni davvero difficili, con stipendi bloccati, straordinari non pagati e senza possibilità di avere migliorata la propria busta paga».

Cosa si può fare nell’immediato? Può sembrare una domanda scontata, ma nessuno sembra oggi in grado di rispondere, salvo trincerarsi nella “tragica fatalità”. 
«Occorre che i conclamati provocatori siano messi in carcere e non rilasciati dopo un paio di giorni, diventando agli occhi dei compari perfino degli eroi».

Sta parlando di repressione?
«La giustizia non deve essere esemplare, ma giusta. Se esistono dei personaggi che mettono a repentaglio la vita non solo dei militari ma degli stessi cittadini sarebbe opportuno trattenerli in carcere. Veda, non stiamo parlando di semplici teppisti ma di esecutori di una strategia del terrore». E qui ritorniamo alla volontà politica…«Se la politica non si accorge cosa le sta succedendo intorno, se non si rende conto che c’è una quantità in crescita di persone disperate che non arriva alla fine del mese le cose andranno sempre peggio.

Lei è un pessimista.
«Le assicuro che parlo per esperienza. Non è pessimismo il mio. Se non c’è il coinvolgimento di tutte le componenti del nostro Stato impegnate insieme ad arginare i fenomeni di disagio sociale, la situazione precipiterà ancora di più».