La rete di solidarietà e di omertà attorno ai due assassini che hanno insanguinato Roma fuggendo a un posto di blocco mercoledì sera continua a reggere. E se non può passare l’illegalità costante, la bravata di alcuni giovanissimi – uno persino minorenne – portata a conseguenze tanto tragiche come l’omicidio di una donna e il ferimento gravissimo di altre otto persone – è del tutto indifendibile che una comunità offenda l’intero Paese che la ospita nascondendo due assassini. Quello che sta accadendo dopo la follia in via di Boccea, alla periferia nord della Capitale. Nelle strade di un quartire tranquillo ma fatalmente vicino a due insediamenti Rom un’auto non si è fermata all’alt della polizia e sfrecciando a 180 chilometri all’ora ha travolto tutti i passanti che si è trovata di fronte. Il bilancio è tragico, ma l’incapacità di assicurare questi criminali alla giustizia è persino peggio.
BRACCATI DALLA POLIZIA
Ieri mattina a un certo punto si era sparsa la voce che uno dei due giovani in fuga fosse stato preso. La notizia però non si è rivelata vera. Nelle mani delle forze dell’ordine, invece, la ragazza 17enne arrestata per concorso in omicidio volontario subito dopo la tragedia. La giovane – che sarebbe la moglie di uno degli altri due occupanti del’auto – non era alla guida ma per gli investigatori ha delle responsabilità in quel che è accaduto in un quartiere dove la tensione adesso è altissima. La squadra mobile cerca senza sosta i due assassini in fuga, ormai identificati e braccati. Un clima reso più infuocato dal timore di vendette verso gli insediamenti degli immigrati. Anche ieri notte la polizia ha dovuto presidiare i campi nomadi della zona. In uno dei due insediamenti – Monachina e Casal Lombroso, i più vicini al luogo della tragedia – forse si nascondono i due fuggitivi. Così le autorità italiane devono agire dentro e fuori i campi. Dentro affrontando l’omertà degli abitanti. Fuori prevendendo la rabbia che cresce di ora in ora. E più tempo passa prima di acciuffare i due matti che hanno compiuto quasi una strage, più la piazza è furiosa. Impossibile perciò escludere raid punitivi o ritorsioni di qualunque genere.
PERDONO POCO CREDIBILE
Tragedia nella tragedia, le famiglie dei giovani criminali sembrano fortemente turbate per le loro responsabilità. “Sto provando a chiamare mio figlio ma non risponde. Ha 17 anni, forse ha paura della polizia”, ha detto la madre del minore ricercato visibilmente scossa nella sua baracca. “Gli diciamo di tornare da noi poi deciderà il magistrato cosa fare”, ha rincarato la sorella. A 17 anni queto ragazzo ha già un bambino di quasi un anno insieme alla ragazza arrestata. “Vogliamo chiedere scusa alla famiglia della vittima dell’incidente e a tutti i feriti. Se potessimo incontrare quelle persone, chiederemmo loro perdono”, hanno detto i familiari del ragazzo che ha distrutto tante vite, la sua compresa. Restano gravi intanto le condizioni dei feriti. In codice rosso al San Camillo una donna di 47 anni filippina, la stessa nazionalità della vittima, che di anni ne aveva 44. C’è poi un altro filippino di 38 anni, tre italiane, ossia una 32enne ricoverata in codice rosso per un trauma cranico e altre due giovani di 29 e 19 anni (quest’ultima con entrambe le gambe fratturate); due francesi di 24 anni, di cui una in codice rosso, e un moldavo di 22 anni.