Il 15 settembre Politico ha pubblicato un’analisi molto critica sulla delegazione italiana del Partito democratico al Parlamento europeo. Secondo il giornale, i deputati del centrosinistra sono numericamente i più forti nel gruppo dei Socialisti e Democratici, ma al tempo stesso tra i meno influenti. Le fonti citate da Politico sostengono che i parlamentari italiani dedichino più tempo a coltivare le basi elettorali in patria che a costruire alleanze nella capitale europea, riducendo così il loro peso politico nei processi decisionali.
Nell’articolo vengono riportati diversi esempi. Matteo Ricci ha lasciato Bruxelles per candidarsi nelle Marche, Antonio Decaro ha annunciato la corsa alla presidenza della Puglia, mentre Dario Nardella e Stefano Bonaccini sarebbero orientati a tornare in Parlamento nazionale nel 2027. Secondo il giornalista David Allegranti, citato da Politico, «i nuovi Mep sembrano in prestito all’Europarlamento», segnalando che molti puntano già a un ritorno sulla scena nazionale. Lo stesso quotidiano nota che solo pochi hanno una residenza stabile a Bruxelles.
Il nodo dell’irrilevanza
Il paradosso, sempre secondo Politico, è che nonostante la consistenza numerica, i democratici italiani vengano regolarmente superati da delegazioni più piccole e compatte come quelle spagnola o tedesca. La frammentazione interna in tre o quattro microgruppi, spesso in tensione con la segretaria Elly Schlein, ne ridurrebbe la capacità di incidere. Un eurodeputato socialista non italiano ha dichiarato che «non è chiaro a chi rispondano» i colleghi del Pd, mentre un parlamentare dem ha riconosciuto che «i tedeschi e gli spagnoli contano di più».
L’analisi di Politico sottolinea inoltre la scelta di Schlein di non rivendicare la guida del gruppo S&D dopo le elezioni europee del 2024, accettando in cambio una promessa di leadership nella seconda metà della legislatura, dal 2027. Ma lo stesso quotidiano osserva che gli spagnoli intendono mantenere la presidenza con Iratxe García Pérez, mentre i tedeschi potrebbero a loro volta avanzare una candidatura se non otterranno la presidenza del Parlamento europeo nello stesso anno. In questo quadro, la promessa fatta agli italiani rischia di non concretizzarsi.
Scenari futuri
Politico descrive la delegazione Pd come un “Montecristo group”, più impegnata a pianificare ritorni in Italia che a consolidare una presenza stabile a Bruxelles. Secondo il giornale, questa impostazione rischia di lasciare sguarnito lo spazio socialista proprio mentre la destra italiana, guidata da Fratelli d’Italia, cerca di rafforzare i legami con i popolari e i conservatori europei. L’articolo segnala che, a differenza dei dem, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni lavora per capitalizzare ogni occasione a Bruxelles, consolidando relazioni in vista delle prossime sfide comunitarie.
Nell’analisi trovano spazio anche le eccezioni: Politico riconosce il peso di Camilla Laureti, vice presidente del gruppo S&D, e di Fabrizia Panzetti, segretaria generale, considerate figure rispettate. Tuttavia, un altro eurodeputato socialista citato nel pezzo afferma che «gli italiani sono popolari in patria ma non hanno costruito oltre» nei circuiti comunitari.
In sintesi, il ritratto tracciato da Politico è quello di una delegazione numericamente forte ma divisa, attratta dalla politica nazionale più che dall’Europa. Se questa tendenza dovesse confermarsi, il Partito democratico rischierebbe di arrivare al 2027 senza aver consolidato posizioni chiave nel Parlamento europeo, con effetti che potrebbero pesare tanto sugli equilibri del gruppo socialista quanto sulla credibilità complessiva del centrosinistra italiano.