Progetto Erasmus bye bye. A rischio i fondi europei

di Carmine Gazzanni

Noi siamo la generazione Erasmus. Forse non è solo un caso che Matteo Renzi abbia aperto il semestre di presidenza dell’Italia all’Unione europea con questo slogan. E, ora più che mai, la speranza è che alle parole seguano i fatti. Altrimenti il destino parrebbe segnato: per il secondo semestre universitario (marzo – luglio 2014) potrebbe infatti saltare il progetto Erasmus. E non solo per gli studenti italiani, ma per tutti gli europei.

LA MANNAIA
Il problema nasce dalla proposta di bilancio 2015 presentata qualche mese fa al Parlamento Europeo e stilata, come consuetudine, dal Coreper (Consiglio dei Rappresentanti Permanenti presso l’Unione). Nel documento si prevede un taglio per circa due miliardi e cento milioni rispetto all’anno scorso. E ad essere colpiti, tra i vari capitoli, anche quello relativo a “Ricerca e innovazione” (per quasi un miliardo) nel quale, appunto, rientra anche il capitolo Erasmus.

LA DENUNCIA
L’allarme, in realtà, non nasce ora ma era stato sollevato già all’indomani della presentazione della bozza dall’europarlamentare Daniele Viotti, membro della commissione Bilancio a Bruxelles. “Per il programma Erasmus di quest’anno – aveva detto – c’è il forte rischio che non si riesca a pagare le fatture già emesse dalle università né finanziare i progetti Erasmus futuri”. Ora, però, quello che inizialmente era solo un allarme, pare diventare un rischio concreto. Secondo quanto denunciato dall’associazione studentesca “Link”, infatti, dall’Europa non è arrivata alcuna risposta concreta. Con la conseguenza che nessuno ha provveduto a rifinanziare, almeno per ora, il fondo. “Siamo ad Ottobre 2014 – dicono gli studenti – e non si ha ancora certezza sulla copertura economica per il secondo semestre”. Una copertura, peraltro, che non è di poco conto. Parliamo, infatti, di 212 milioni di euro per coprire tutto il progetto e tutti i rimborsi per sostenere l’esperienza degli studenti in giro per gli atenei europei.

ATENEI IN ALLERTA
Uno stallo incredibile, dunque. Che da Bruxelles passa direttamente a alle università. Come ogni anno, infatti, il consiglio accademico dovrebbe indire proprio in questo periodo i bandi per l’assegnazione delle borse. Ma come faranno rimane un mistero.