Le Lettere

Propaganda à gogo

Dopo tre anni di bufale sull’Ucraina, ora con il piano di pace americano i giornali mainstream si sono scatenati. Repubblica poi…
Oreste Serrati
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Gentile lettore, non legga Repubblica, legga piuttosto ciò che scrivono i suoi lettori online. È una miniera d’involontario umorismo, una galleria umana di uomini e donne che hanno abbracciato l’ipercapitalismo americano, però si credono di sinistra. Hanno il cervello triturato dalla disinformazione. Pubblicare un’antologia di quegli scritti fornirebbe una grande testimonianza sociologica sugli effetti della propaganda. Si spacciano le ipotesi più surreali per fatti veri, tipo: in Alaska a incontrare Trump fu un sosia di Putin perché lo Zar era morto (per decine di malattie allo stadio terminale). Il cliché fisso è: Putin uguale tirano, autore di centinaia di omicidi (neppure uno mai provato), l’infame che manda all’attacco ondate di soldati armati di pale. Ma invano, perché “Gli ucraini combatteranno fino alla vittoria”, “Noi non accetteremo (noi, sic!) alcun compromesso con Putin!”. E ovviamente l’Occidente vuole perdurare nella guerra ma “per avere la pace”, mentre i pacifisti sono pacifinti. Se qualche raro lettore espone un diverso parere, è bollato da una valanga di improperi: “Vai in Russia! A Mosca queste cose non le potresti dire! Ti pagano in rubli? Trovati un lavoro, la Russia è fallita!”. Ho letto il commento di un lettore di Repubblica che ammoniva (testuale): “In Europa oggi abbiamo troppe persone che remano contro la democrazia, che tremano (sic!) nell’ombra e pescano nel torbido per obbligarci alla pace”. Ma non ci piegheremo, non sia mai!

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