Pupo contava l’incasso dei concerti nella toilette

di Marcello Villella

Musica e soldi. Intuizioni artistiche e arte d’arrangiarsi. E nello sfondo un Italia e un mondo che ormai non c’è più (o quasi). Sono questi gli elementi che caratterizzano il libro Il Venditore di Stelle di Rolando D’Angeli, uno dei più noti impresari italiani, scopritore di talenti come il Renato Zero degli esordi (che firma la prefazione), Giorgia, Mietta, Pupo, Nek, Michele Zarrillo e tantissimi altri. Un viaggio autobiografico a ritroso nel tempo che sembra romanzato proprio negli episodi che poi risultano essere più veri. Perché D’Angeli nel suo libro – a differenza di altri – racconta davvero (quasi) tutto: l’attaccamento dei cantanti ai soldi e la loro ricerca di mega-cachet, i loro momenti di megalomania (gustosissimo l’episodio che riguarda Amedeo Minghi), il ruolo della mafia italiana nell’organizzazione dei tour negli Stati Uniti e in Canada, l’influenza di politici (e Vaticano) in Rai. In questo modo D’Angeli rompe la ‘liturgia buonista’ dello scontato e ci presenta uno spaccato del vero ‘dietro le quinte’ della canzone italiana: così scopriamo un Pupo che chiede di andare assieme in toilette all’aereoporto di Francoforte per vedere il contante ricevuto per dei concerti nell’Est Europeo; un Bobby Solo all’apice della carriera che aiuta D’Angeli a passare la frontiera con le scarpe piene di dollari; i Camaleonti (inizio anni ’70) prelevati in hotel e quasi costretti a presiedere alla cena newyorkese di Anthony Genovese e John Gambino con relative ‘famiglie’; Gaetano Badalamenti che pretende e ottiene a forza una sedia sul palco per assistere al meglio ad un concerto di Pupo a Montelepre, vicino Palermo. E ancora: le trattative segrete con Mediaset per portare a Canale 5 Loretta Goggi con un compenso otto volte superiore a quello della Rai; il ‘rito della riscossione’ di Umberto Tozzi che ogni volta si sedeva al solito posto, apriva la valigetta con il denaro e lo contava come un bancario; i ‘tradimenti’ di Giorgia e Nek che – scoperti e lanciati da D’Angeli – proprio nel momento del grande successo tramano per rompere i loro contratti. E sempre politici e cardinali che continuamente chiamano per far fare un disco a loro parenti e amici, cantanti improbabili.
E la politica? D’Angeli la nomina nel libro solo in questo contesto o in relazione a favori legati alla Rai, ma al telefono si sbilancia di più. “C’è stato qualche episodio. Una volta fui contattato da un esponente della Dc romana: mi si chiedeva di far intervenire dei cantanti a delle cene elettorali. Doveva sembrare un intervento spontaneo ma in realtà era tutto pagato e anche molto bene! Mi recai in un ufficio dietro Piazza del Gesù e ricevetti una valigetta piena di contanti. Solo che con mia sorpresa questo funzionario mi chiese di fare questa operazione per il fratello che si presentava però con il Partito Socialista. Tanto siamo al governo assieme, si giustificò…”.
Parliamo davvero di un’ altra Italia. O forse no ?