Putin chiude la porta alla tregua: “Possibile solo con la resa di Kiev”

Putin chiude la porta alla tregua: “Possibile solo con la resa di Kiev”. Zelensky propone un trilaterale con lo zar e Trump, ma Mosca rifiuta

Putin chiude la porta alla tregua: “Possibile solo con la resa di Kiev”

Dopo il nulla di fatto al vertice di Istanbul, in cui Russia e Ucraina non sono andate oltre un accordo per lo scambio di prigionieri, la fine del conflitto che da oltre tre anni tiene in apprensione il mondo intero appare ancora lontana. Durante l’incontro in Turchia, la delegazione russa guidata da Vladimir Medinsky ha infatti rifiutato ogni proposta di cessate il fuoco, limitandosi a depositare un memorandum – che Kiev ha dichiarato di voler analizzare nelle prossime settimane – contenente le richieste del Cremlino per porre fine alla guerra.

Si tratta, come facilmente intuibile, di condizioni ben più dure rispetto a quanto suggerito dalla situazione sul campo – dove la Russia sta vincendo, ma non stravincendo –: Vladimir Putin pretende infatti la cessione integrale delle cinque regioni (sebbene solo parzialmente occupate), la rinuncia ufficiale all’ingresso dell’Ucraina nella Nato, lo svolgimento di nuove elezioni presidenziali, l’assenza di truppe occidentali a garanzia della futura pace e, infine, la smilitarizzazione del Paese.

Condizioni che equivalgono a una resa totale, del tutto ingiustificata alla luce di un conflitto in apparente stallo. Salvo decisioni imprevedibili, è difficile immaginare che l’amministrazione di Volodymyr Zelensky possa accettarle. “Sembra che i russi stiano di nuovo tergiversando, cercando di crearsi una parvenza di diplomazia per strizzare l’occhio agli Stati Uniti, senza però agire concretamente”, ha commentato il capo della delegazione ucraina, il ministro della Difesa Rustam Umerov, al termine dei colloqui. “I nostri documenti sono stati presentati in anticipo. Invece, il memorandum della Federazione russa è apparso solo durante l’incontro, il che ha creato i prerequisiti affinché questo vertice non producesse i risultati necessari per porre fine alla guerra”, ha concluso.

Putin chiude la porta alla tregua: “Possibile solo con la resa di Kiev”. Zelensky propone un trilaterale con lo zar e Trump, ma Mosca rifiuta: “Non ci sono le condizioni”

Nel tentativo di mettere all’angolo la diplomazia russa, Zelensky ha colto l’occasione per proporre un incontro trilaterale con Putin e Donald Trump, che – a suo dire – potrebbe portare alla risoluzione del conflitto. Un invito accolto con favore da Washington, dove la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha dichiarato che il tycoon è “disponibile” a partecipare al summit, aggiungendo che il presidente americano “vuole che entrambi i leader e le rispettive delegazioni si siedano insieme al tavolo” delle trattative.

Ben più fredda la reazione del Cremlino. Il portavoce di Mosca, Dmitry Peskov – forse colto di sorpresa – ha gelato le speranze internazionali affermando che “un vertice tra Vladimir Putin, Volodymyr Zelensky e Donald Trump è improbabile in un prossimo futuro”.

L’Ira di Mosca per l’attacco subito in Siberia: “Presto la vendetta”

A confermare che la Russia non sembra intenzionata a trattare un compromesso è stato Dmitry Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza ed ex presidente russo. Secondo lui, i negoziati tra Mosca e Kiev “non sono necessari per arrivare a una pace di compromesso a condizioni irrealistiche inventate da qualcun altro, ma per la nostra rapida vittoria e la completa distruzione del regime neonazista”. In altre parole, i negoziati sarebbero soltanto un mezzo per ottenere la resa dell’Ucraina più velocemente rispetto alla prosecuzione dei combattimenti.

Del resto, osserva Medvedev, “il nostro esercito sta avanzando attivamente e continuerà ad avanzare” fino al “conseguimento di tutti gli obiettivi”. Il fedelissimo di Putin ha poi lanciato nuove minacce a Kiev, promettendo “l’inevitabile vendetta” per l’attacco condotto dall’Ucraina lunedì contro alcune basi aeree russe in Siberia, dove uno sciame di droni ha distrutto 41 cacciabombardieri strategici. Una rappresaglia che, secondo quanto riportato dal New York Times, è data per scontata anche dal Pentagono, che si aspetta «un’azione significativa» da parte di Mosca. Azione che, come già accaduto più volte in questi tre anni di guerra, potrebbe colpire obiettivi civili, in particolare la rete energetica.