Ranieri amarcord. Come tutto ebbe inizio. Mister Ranieri in panchina col Vigor Lamezia nel 1986. Ecco i ricordi dei suoi ex giocatori di periferia

Eccolo, Claudio Ranieri. Era la stagione 1986/1987. E in panchina, come si vede dalla foto, c'era proprio Ranieri a guidare la Vigor Lamezia.

Eccolo, Claudio Ranieri. Da dove tutto ebbe inizio, potremmo dire. Era la stagione 1986/1987. E in panchina, come si vede dalla foto, c’era proprio mister Ranieri a guidare la Vigor Lamezia. Non a caso Fabio Fraschetti, elegante libero di quella Vigor che avrebbe poi vinto nettamente il girone I dell’allora campionato Interregionale, al The Guardian – he ha deciso di scrivere un pezzo su quella storica stagione – ha ricordato come Ranieri soleva presentarsi ogni martedì agli allenamenti con un fascio di giornali sotto il braccio, commentando gli eventuali voti insufficienti  presi dai suoi giocatori. “Non lo faceva per metterci in imbarazzo – svela tuttavia Fraschetti – bensì per sdrammatizzarci su, facendo intendere che non aveva importanza. In pratica, trasformava le recensioni negative in qualcosa di positivo”. Scendendo nei dettagli, l’attuale allenatore del Cuneo in Lega Pro spiega come Ranieri si dimostrò subito un innovatore a livello tecnico-tattico. “Portò la marcatura a zona, modo di giocare allora ancora poco praticato, a Lamezia ed usava molto la psicologia dello sport”.

Fraschetti racconta pure le cause che portarono il buon Claudio a gettare la spugna.  “In quel frangente c’era un agente molto vicino al presidente, dato che aveva portato in biancoverde un gruppo di giocatori della sua scuderia. Ranieri non volle curarsi di questa situazione e continuò a schierare chi secondo lui meritava di giocare. Il che portò ad attrito e momenti di tensione. Così, alla fine , si è dimesso”.

Ma a parlare è anche Antonio Gatto, attuale trainer della Vigor Lamezia, che nell’estate-autunno del 1986, nonostante avesse appena sedici anni, fu lanciato in prima squadra proprio da Ranieri, che stravedeva per lui. “Dal primo giorno, – racconta Gatto al The Guardian –  mi ha trattato come se fossi molto più esperto della mia età. Mi parlava con lo stesso tono e linguaggio usati verso i senatori della squadra, e non si faceva alcun problema a gettarmi nella mischia. Tenete presente, tra l’altro, che per giocare allora avevo bisogno ogni volta di una firma dei miei genitori proprio perché giovanissimo”.