Renzi difende Berlusconi sul processo Mediaset: “Ridicole quelle accuse”. E c’è chi lo vuole al Quirinale

"Io non ero ancora un protagonista – dice oggi Matteo Renzi secondo Il Giornale –. Ma quel capo d’accusa era ridicolo, senza senso".

Renzi difende Berlusconi sul processo Mediaset: “Ridicole quelle accuse”. E c’è chi lo vuole al Quirinale

Matteo Renzi difende Silvio Berlusconi dalle accuse sul processo Mediaset. E le definisce ridicole e insensate. “Io non ero ancora un protagonista – dice oggi Matteo Renzi secondo Il Giornale –. Ma quel capo d’accusa era ridicolo, senza senso”.

Renzi difende Berlusconi sul processo Mediaset: “Ridicole quelle accuse”

Augusto Minzolini oggi riporta i pensieri di Renzi: “Al di là di ciò che avvenne nel processo, un’evasione di proporzioni così minime, magari figlia di un errore, rispetto al bilancio di un’azienda, non dovrebbe neppure finire nel penale, ma essere risolta con una multa. La verità è che quel processo fu l’epilogo di venti anni di anti-berlusconismo della sinistra a cui io posi fine successivamente”. Secondo Minzolini “l’obiettivo era privare il Cav di un futuro politico. Non per nulla nelle trattative per una possibile «grazia» che Napolitano portò avanti con gli avvocati di Berlusconi la conditio sine qua non era che il leader di Forza Italia si ritirasse dalla vita politica. In sintesi: evitare, nel momento in cui il Nap avesse mollato la carica, che il Cav fosse candidabile per il Colle”.

E il giornalista sostiene che a distanza di otto anni questa interpretazione si è fatta largo in Parlamento. Lo confida il piddinio De Basso De Caro: «Berlusconi fu condannato perché poteva aspirare al Quirinale». Lo dice a voce alta nel cortile di Montecitorio il moderato-renziano Giacomo Portas: «Certo che fu condannato per impedirgli di andare al Colle. L’evasione per cui fu condannato nel bilancio delle aziende di Berlusconi equivale all’evasione per il guadagno di un caffè in un bar: è il discorso che mi fece il mio fiscalista. Ecco perché, lo dico  pubblicamente, io sono pronto a votarlo anche oggi per il Quirinale».

Ora l’iniziativa della Corte di Strasburgo, legata alle dichiarazioni postume del relatore del tribunale che condannò il Cav e ai racconti di Palamara, potrebbe offrire un’altra visione di una vicenda che ha cambiato il corso della politica italiana.

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