Q uello di Renzi l’altro ieri a Conte è stato un vero e proprio “pacco”. Roba “da asilo Mariuccia”. Il senatore M5S Emanuele Dessì ha le idee chiare su quanto sta accadendo negli ultimi giorni all’interno della maggioranza con le continue incursioni di Italia viva e del suo leader, Matteo Renzi. Incursioni che “non fanno il bene di nessun italiano. Compreso lui stesso”.
Oggi, però, sapremo se quella di Renzi è solo tattica o no. Come crede andrà l’incontro con Conte?
Renzi dice che non vuole rompere. Tre minuti dopo minaccia dimissioni delle sue ministre. Poi afferma che non vuole poltrone, ministeri e strapuntini. Però tuona che “serve un salto di qualità”, senza circostanziare nulla, tranne ripetere in loop la parola Mes. Siamo ai carpiati e agli avvitamenti politici: un nuovo sport. Però alle persone che rischiano di perdere il lavoro o a quelle che hanno un parente in ospedale per il virus, di questi siparietti non frega nulla. Renzi dovrebbe prendere esempio dal M5s, che lavora da mesi per avere processi più partecipati e condivisi al suo interno e nel governo. Non mi pare che il suo gruppo di IV sia così in linea con lui: si sente solo la sua voce e di altri due-tre. Se vuole andare avanti, potrebbe iniziare a recarsi da Conte. Il “pacco” tirato l’altroieri per via della Bellanova a Bruxelles è roba da asilo Mariuccia. Si discute, si arriva a una sintesi e si va avanti. Renzi vuole estendere il Superbonus? E che progetti ha per il Recovery? Questo ci interessa. Il resto è uno spettacolo stucchevole.
Non crede che questo doppio gioco di Renzi possa in qualche modo favorire le destre che ovviamente sono tornate a parlare di elezioni?
Sicuramente la litigiosità indebolisce il governo e di conseguenza fa ringalluzzire chi in realtà si trova in un cono d’ombra oscurato dalla sua stessa inconsistenza e dalla totale assenza di credibilità, come Salvini. E di questo Renzi deve rendere conto agli italiani che hanno fiducia nella serietà di Conte e dei suoi ministri.
Nel frattempo Berlusconi ha già aperto a un possibile inciucio. Crede che Renzi si sia lasciato ingolosire anche da questo? Immagina una potenziale nuova maggioranza tra Renzi e Berlusconi?
Berlusconi lo abbiamo criticato per vent’anni, ma di certo finora col Covid-19 ha dimostrato buon senso. Quel buon senso che a Renzi neanche in tempo di pandemia è arrivato. Renzi si compiace in maniera insensata per il suo tatticismo e i suoi “slalom” concettuali, ma così non fa il bene di nessun cittadino italiano. Incluso egli stesso.
Tra i continui passi in avanti e indietro di Italia viva, Renzi è tornato a parlare anche della necessità di attivare il Mes. Crede che possa essere una pedina di scambio?
Renzi si è sempre detto riformista, ma guardando all’Ue è giunta l’ora di essere riformatori. E’ noto a tutti che il Mes sia uno strumento vecchio, nato in tempi di austerity. I meccanismi nati in quella fase non hanno portato un euro di giovamento a nessun cittadino europeo. Il fatto che nessun paese europeo lo attivi la dice lunga su quanto sia superato. Il nostro non è un no ideologico: Renzi sa bene che il Mes non porta risorse aggiuntive per la Sanità. Il fondo Salva Stati serve ai paesi che hanno difficoltà a finanziarsi sui mercati ed è destinato a coprire impegni di spesa già assunti. L’Italia non ha alcuna difficoltà sui mercati. Di soldi ne abbiamo stanziati tanti e altri verranno, quello che è veramente decisivo è spenderli bene. Renzi gonfia il petto, ma nei suoi due anni e mezzo da premier la sanità ha perso 16 miliardi. Di che parliamo?
Ammettiamo pure che il governo passi indenne alla legge di bilancio. Crede che abbia senso andare avanti con queste continue minacce provenienti dalla stessa maggioranza?
Chiariremo l’agenda di governo per i prossimi due anni, che avrà come perno i temi sociali. L’ambiente, la scuola, la sanità e la casa. Poi nel 2021 ci sono due enormi sfide: campagna vaccinale anti-Covid e Recovery Fund. Dovremo anche dare, laddove possibile con un grande campo progressista, nuove proposte amministrative in senso riformista per le quattro città principali italiane. C’è tanto da lavorare, e siamo pronti.