Renzi imbandisce la tavola alla manifestazione del Pd. Per mangiarsi la minoranza dem

La tavola è imbandita a Piazza del Popolo per la manifestazione di oggi del Pd a sostegno del “sì” al referendum: la pietanza nel piatto è la minoranza dem

La tavola è imbandita a Piazza del Popolo, luogo scelto per la manifestazione di oggi del Pd a sostegno del “sì” al referendum. E la pietanza nel piatto è la minoranza dem, che Matteo Renzi vorrebbe fagocitare in un sol boccone, grazie a una paziente opera di condimento con le divisioni tra Pier Luigi Bersani e Gianni Cuperlo. L’appuntamento, organizzato a Roma a partire dal pomeriggio, arriva in un momento cruciale per il rapporto con la sinistra del partito. Perché la commissione istituita per la modifica dell’Italicum – dopo la nota direzione nazionale convocata sulla legge elettorale – sta cercando di raggiungere il vero risultato: spaccare la minoranza tra falchi e colombe, o meglio tra dialoganti e intransigenti. Gianni Cuperlo, investito del ruolo di mediatore, sembra ben disposto a valutare la proposta di ritocco all’Italicum, che assomiglia molto all’Italikos messo in campo dai Giovani Turchi di Matteo Orfini. L’ex candidato alle primarie ha accolto con favore l’offerta di cancellazione del ballottaggio, la riduzione del premio di maggioranza e la possibilità di introdurre i collegi al posto delle preferenze. Anche se Cuperlo, prima di sbilanciarsi, vuole attendere l’evoluzione del confronto. Nelle file dei bersaniani la situazione è più semplice: la gran parte, salvo qualche deputato, ritiene che il dialogo sia solo di facciata e risponde alla strategia renziana per accaparrarsi l’appoggio di tutto il Pd. Il segretario otterrebbe un vantaggio ulteriore: quello di apparire come un leader capace di ascoltare e accontentare tutti. Un Rottamatore in versione Conciliatore, insomma.

PREOCCUPAZIONI
Nella minoranza il clima è quello di sempre: fastidio verso il comportamento del premier. Nella giornata di ieri è maturata la decisione definitiva di disertare la manifestazione di Piazza del Popolo, perché il pericolo è quello che Renzi possa lacerare pesantemente i rapporti tra le varie anime. Qualcuno comunque aveva proposto di scendere in piazza “per non dare alibi”. Ma questa linea è stata bocciata. “Cuperlo ci ha detto  che non sarà presente”, garantisce un deputato bersaniano. “Poi se dovesse cambiare idea, sarebbe una novità”, aggiunge. Sul “no” al referendum, quindi, Bersani e Roberto Speranza sembrano fermi nelle loro intenzioni:  “Noi possiamo trovare anche l’accordo sulla legge elettorale prima del 4 dicembre. Ma poi il nostro documento deve andare bene agli altri partiti, altrimenti resta un’ipotesi di scuola. Intanto noi votiamo sì al referendum, facendo retromarcia rispetto a quanto abbiamo detto finora. E alla fine, magari, ci teniamo pure l’Italicum, perché i ritocchi non passano in Parlamento”, si sfoga un altro bersaniano di ferro.

SODDISFAZIONE
Tra i renziani c’è invece tanta soddisfazione. La crepa creata nel fronte della minoranza è un capolavoro tattico che porta la firma del vicesegretario, Lorenzo Guerini, fautore del dialogo soprattutto con Cuperlo, ma anche del presidente del partito Orfini, che ha fornito la proposta concreta di ritocco alla legge elettorale. Nessuno vuole sbilanciarsi in pubblico, anche perché solo nella prossima settimana ci sarà l’incontro decisivo. “Stiamo dimostrando la massima disponibilità per compattare il partito sul voto del referendum”, si limita a dire un deputato della cerchia renziana. Il ragionamento che circola nella maggioranza è chiaro: più che i voti che possono arrivare dalla sinistra del Pd, è fondamentale aver dato dimostrazione di generosità. Arrivando a ristrutturare il tanto amato Italicum. Che comunque per Renzi era “un’ottima legge elettorale”.