Revisionismi e violenze. È ora di fare i conti col passato. Parla Renato Moro, esperto di ideologie politiche: “Siamo un Paese senza memoria e con tanta ignoranza”

Da mesi ormai c’è un pezzo d’Italia e un pezzo di politica che strizza l’occhio al fascismo, guarda all’uomo forte e alla compressione della democrazia.

Revisionismi e violenze. È ora di fare i conti col passato. Parla Renato Moro, esperto di ideologie politiche: “Siamo un Paese senza memoria e con tanta ignoranza”

Tra chi invoca pieni poteri e chi si esibisce nel saluto romano, tra l’ex sottosegretario Claudio Durigon che voleva cancellare dal parco pubblico di Latina i nomi dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino per intitolare di nuovo quell’area ad Arnaldo Mussolini (leggi l’articolo) e Forza Nuova che cavalca le proteste di piazza (leggi l’articolo), da mesi ormai c’è un pezzo d’Italia e un pezzo di politica che strizza l’occhio al fascismo, guarda all’uomo forte e alla compressione della democrazia come soluzione ai tanti mali di un periodo difficile e tace davanti alla violenza, quando addirittura non l’appoggia. Il professor Renato Moro (nella foto), docente dell’Università Roma Tre e nipote di Aldo Moro, studia da tempo il rapporto tra ideologie politiche e società di massa.

Professore, stiamo assistendo a tanti ammiccamenti al fascismo e a un ritorno alla violenza nelle piazze, con l’estrema destra spesso in prima fila in certi cortei. Cosa ritiene che stia accadendo nel Paese?
Succede che siamo un Paese senza memoria, che non ha fatto quello che i tedeschi hanno fatto dopo l’esperienza nazista, e in cui c’è una notevole ignoranza su ciò che il fascismo è realmente stato. In questo vuoto di conoscenze reali, si tende così a banalizzare il fascismo, a dargli quell’immagine che gli italiani hanno costruito da tempo, quella di essere un Paese di brava gente in cui c’è stato uno strano fenomeno, un po’ folkloristico ma non particolarmente pernicioso e cattivo, il fascismo, che si è avvelenato solo perché si è alleato al nazismo e non perché ne era il padre nobile. In questo vuoto speculazioni politiche interessate che tendano ad assolvere o a riabilitare trovano facilmente spazio. Il primo problema del Paese credo dunque sia quello di fare seriamente i conti con il proprio passato.

Vede il rischio dell’avvento dell’uomo forte?
Rischi ci sono sempre nella democrazie e ci sono sempre stati, ma ciò non significa un ritorno al fascismo, che non è stato un regime semplicemente autoritario, ma qualcosa di molto di più, un partito armato, privato, che viveva per battere e a volte uccidere gli avversari politici, per costruire un regime intollerante, autoritario, in cui si finiva in galera solo per una battuta sul capo. Credo che la democrazia sia un sistema politico sempre a rischio e soprattuto in fasi come questa, fatte di traumi psicologici e crisi economica mondiale. Ogni volta che è successa una cosa del genere le democrazie hanno sempre avuto tentazioni autoritarie, perché tutti psicologicamente sono tentati di scappare dalla libertà, come ha scritto Erich Fromm, perché la libertà è complicata.

Perché secondo lei l’estrema destra sta cavalcando così tanto i movimenti No Vax?
Credo che qui più che altro vi sia la vocazione a chiamarsi fuori dal sistema e quindi, più che qualsiasi argomento di contenuto antiscientifico vi sia una generale collocazione antagonista al sistema complessivo. Quando questo prevale su tutto credo che il vaccino diventi il pretesto perfetto.

Viene così sfruttato anche chi in buona fede scende in piazza solo perché dubbioso?
No, perché in tutti questi fenomeni non c’è un “o o”, ma un “e e”. C’è chi sfrutta e anche chi sente bisogni, ansie, paure e angosce. Naturalmente c’è chi sparge semi di complottismo ideologico e credo dietro questi vi siano quanti hanno problemi, ansie e paure diffuse. Ritengo che la democrazia debba dare risposte e alternative rassicuranti a quelle paure e non demonizzarle.

Vi sono politici che si esibiscono nel saluto romano e altri che cercano di fare revisionismo sul fascismo. Che effetto le fa?
Siamo stati l’unico Paese al mondo ad avere un partito fascista, l’Msi. Questo significa che non sono bastati 20 anni di regime totalirario, di leggi razziali e guerra a distruggere quel mito di fascismo che molti pensano che ha sbagliato non perché ha abolito la democrazia e zittito gli oppositori, ma semplicemente perché si è alleato al nazismo. Questa Italia profonda non è finita, si tramanda, e grazie all’ignoranza. Ho fatto corsi universitari sul fascismo a cui hanno preso parte tanti studenti e anche gruppi ideologizzati di estrema destra, che seguono perché interessati personalmente al tema. Erano i più ignoranti di tutti perché cercavano di sostituire alla storia la loro mitologia, la loro immagine del fascismo. Chi non vuole sapere vive nel mito.

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