Dalle parti di TeleMeloni è allarme rosso. Sia per gli ascolti in picchiata, sia per i budget destinati ai programmi della prossima stagione, ancora in alto mare. A mettere in crisi la programmazione invernale i maxi-contratti concessi dai vertici Rai ai “big” graditi a Fratelli d’Italia. Big che spesso l’anno scorso hanno inanellato un flop dopo l’altro, tanto da rendere improbabile la loro riconferma. Ma non importa, perché, come vedremo, che vadano in video o non ci vadano, i compensi (con soldi pubblici) li intascano ugualmente.
I tagli ai programmi che funzionano, come Report
Il problema è che per far quadrare conti che non possono quadrare, i vertici di Viale Mazzini si vedono costretti a tagliare sugli altri programmi, quelli già in onda e che fanno ascolti. Così la Rai sta diminuendo i fondi a chi funziona, per darli a programmi (fortemente voluti dai vertici telemeloniani) con deludenti percentuali di audience. E di conseguenza in termini di introiti pubblicitari.
Quei minimi garantiti dai 500mila euro di Monteleone ai 730mila della Latella
A far sballare i bilanci sono i compensi biennali con minimo garantito all’80% (cioè pagato a prescindere dalla messa in onda) concessi a personaggi come l’ex iena Antonino Monteleone, che, nonostante il flop di “L’Altra Italia” (che la scorsa stagione ha raggiunto lo storico record negativo dello 0,99% di share in prima serata su Rai2) si porta a casa la bellezza di 500mila euro.
Maria Latella, invece, nonostante l’1,5% registrato dalla sua “A casa di Maria Latella”, guadagna oltre 730mila euro. Poco meno prende Monica Setta, che almeno il 5% di ascolti a volte lo sorpassa, che riceve “solo” 700mila euro.
I compensi monstre di Insegno (1 milione) e Vespa (3 milioni)
E poi ci sono i big, quelli che veramente sballano i budget. Parliamo di Pino Insegno, la voce più amata da Giorgia Meloni, che si è assicurato un biennale da oltre 1 milione di euro (sarebbe pedante rimarcare gli insuccessi inanellati) e l’intramontabile Bruno Vespa, il giornalista con contratto da artista, sulla cresta dell’onda ben da prima dell’avvento della Meloni al governo, remunerato con circa 3 milioni di euro.
Programmi di inchiesta ancora senza matricola
Così viale Mazzini taglia, tanto che a oggi molti programmi – a partire da quelli di giornalismo d’inchiesta – ancora non possono iniziare a girare i servizi della prossima stagione, perché privi della “matricola”. Ovvero non sanno ancora il numero preciso di puntate che faranno l’anno prossimo, né conoscono i tetti posti dai vertici Rai ai compensi dei collaboratori esterni. Una indeterminatezza che sta affliggendo, per esempio, Report. Ma, ripetiamo, non sono solo i giornalisti di Sigfrido Ranucci ad essere fermi al palo. Lo sono tutti quelli delle redazioni di inchiesta.
L’Agcom certifica il crollo di viale Mazzini
Ma la gravità della crisi della Rai è stata certificata anche dai numeri dall’Osservatorio sulle Comunicazioni dell’Agcom diffusi ieri. Sebbene il servizio pubblico risulti nel 2024 al primo posto nel prime time con 7,3 milioni di spettatori medi, contro i 6,8 milioni di Mediaset, si deve notare che dal 2020 al 2024 ha perso ben il 20% degli ascolti. Un’emorragia. Inoltre, quello 0,7% recuperato dalla Rai lo scorso anno, per l’Agcom, è stato dovuto a eventi sportivi, come le Olimpiadi e Campionati mondiali di calcio.
Se si analizzano i dati sull’intero giorno, poi, si nota che Mediaset e Rai si equivalgono, con 3 milioni di spettatori ciascuno. Solo che la Rai, tra il 2020 e il 2024 ha perso il 22% dei propri affezionati.
Rai2 e Rai3 nel baratro
Ma, volendo essere cattivi, e andando a spulciare gli ascolti dei singoli canali, si nota che Rai 1 nel 2024 ha recuperato un 3,8%, ma nel quadriennio 20-24 aveva perso l’11,5%. Per Rai 3, invece, il baratro sembra senza fine: nel 2024 ha segnato un -7,4%, portando le perdite sui 4 anni a -23,1%. Ancora peggio ha fatto Rai 2, che nonostante abbia recuperato nel 2024 un +1,4%, nei quattro anni precedenti ha detto addio a uno spettatore su tre (-32.9%).
I Tg di TeleMeloni in caduta libera
Ma dove risulta più chiara la débacle di TeleMeloni è negli ascolti dei telegiornali: il Tg1 delle 20 si conferma il più seguito, con 4,2 milioni di spettatori medi, ma nel 2024 ha perso il 3,6%, mentre tra il 20-24 la perdita è stata del -23,3%. Il Tg2 nello stesso periodo ha quasi dimezzato gli ascoltatori, con un terrificante -46.3% (-8,4% solo nel 2024). Male anche il Tg3, che l’anno scorso ha tamponato le perdite (-0,7%), ma nel quadriennio segna un -25,6%.
Altro caso la disgraziatissima RaiNews24, a lungo feudo del melonianissimo direttore Paolo Petrecca, che tra il 2020 e il 2024 ha più che dimezzato gli ascolti, passando nel prime time da 91mila spettatori a 42mila. Un vero e proprio de profundis.