Quella alle porte sarà un’estate senza rischi di carenza idrica per Roma. Un fatto che può sembrare normale, ma non lo è se solo si pensa a cosa accadeva nello stesso periodo appena qualche anno fa, quando si doveva razionare l’acqua nella Capitale. Un risultato che al netto del gran lavoro per il raddoppio dell’acquedotto del Peschiera, il presidente dei Acea Ato2, Claudio Cosentino, spiega con gli investimenti messi a sistema sulla rete, potendo contare oggi su una servizio molto più efficiente e resiliente in caso di condizioni climatiche sfavorevoli e flussi minori.
Cosa è stato fatto in concreto?
“Nel 2017 Roma aveva una dispersione idrica del 43,2% e un investimento sulla rete diviso per abitanti che era sotto la media europea. Già nel 2019 questa quota era salita a 80 euro per abitante e stiamo arrivando a 90 euro. Il risultato? Lo spreco d’acqua si è già ridotto di un terzo”.
Bastava destinare più soldi al settore?
“No. La strategia è stata più complessiva. In primo luogo si è creato un ufficio specifico per la tutela della risorsa idrica. E poi si è puntato sul serio su due direzioni: innovazione e digitalizzazione. Un processo che continua e che impegna nel Piano industriale 2,2 miliardi – quasi la metà del totale previsto, pari a 4,7 miliardi – solo per il fronte dell’acqua”.
Se pensiamo alla dispersione idrica, l’immagine che viene subito in mente è l’acquedotto che perde…
“È anche questo, ma grazie alla digitalizzazione abbiamo ridotto perdite altrettanto rilevanti nelle fasi di prelievo dell’acqua nell’ambiente o contrastando gli allacci abusivi e le frodi. E novità sono in arrivo sulle fontanelle”.
Ecco… a Roma sono tante e tutte sempre aperte.
“Sono circa tremila e fanno parte della tradizione storica della città. Per queste – e qui grazie all’innovazione – stiamo sperimentando dei contatori miniaturizzati; degli smart meters di seconda generazione con cui misurare eventuali anomalie o getti d’acqua sopra gli standard. All’occhio tutto resterà come prima, ma in realtà anche i Nasoni saranno tecnologici”.
Se parliamo di acqua, pensiamo anche ai servizi e alle file allo sportello.
“Su questo abbiamo lavorato molto e oggi i cittadini possono evitare di recarsi fisicamente negli uffici per fare qualunque operazione allo sportello digitale, direttamente da casa propria. Gli operatori del nostro call center dispongono di una nuova modernissima piattaforma multimediale con cui accedere a tutte le procedure aziendali. In video chiamata, azzerando i tempi di attesa con la prenotazione, si può fare tutto”.
Con il lockdown è stato l’ideale…
“Lo sportello idrico digitale ha aperto a ottobre scorso e oggi esegue circa cento prestazioni al giorno. Il gradimento dei clienti è evidente”.
E in futuro che altro farete?
“Molte cose. Continueremo a incrementare i canali di collegamento tra i cittadini e l’azienda. A differenza di altri settori – ad esempio quello bancario, dove ormai si fa tutto sul web – il comparto idrico è rimasto per anni più tradizionalista. Stiamo recuperando il tempo perduto, ma nell’idea di Acea Ato2 c’è un livello di gestione personalizzata dei servizi che possiamo paragonare all’home banking o alla logistica per far viaggiare i pacchi. Tutto con una grande attenzione alla privacy e alla soddisfazione finale dei clienti. Solo così, con gli attuali millecinquecento dipendenti dedicati al settore idrico potremo dare risposte immediate a quattro milioni di persone”.
Se usciamo da Roma e contiamo tutte le aree servite, Acea è il primo operatore idrico del Paese, con nove milioni di abitanti serviti in Lazio, Toscana, Umbria, Molise e Campania.
“Questo stesso approccio all’innovazione, alla digitalizzazione e alla forte leva degli investimenti, di cui abbiamo fin qui parlato, è centrale su tutti i territori e porterà a un miglioramento dei servizi e a un utilizzo della risorsa idrica finalmente molto più sostenibile”.