Allo stadio come in guerra: spari e bombe carta

dalla Redazione

“Pensiamo anche al Daspo a vita”: lo ha detto il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, commentando gli incidenti di ieri per la finale di Coppa Italia a Roma.

L’operazione di Ciro Esposito, il tifoso del Napoli ferito ieri e adesso ricoverato al policlinico Gemelli, è iniziata. Adesso i parenti attendono davanti al pronto soccorso l’esito di un’operazione che, riferisce il padre, potrebbe durare sette o otto ore.

Il mondo del calcio e della politica sono sotto choc per la notte di follia calcistica di ieri sera allo stadio Olimpico. Il bilancio è assai pesante: tre feriti per colpi di pistola (uno è gravissimo), prima della partita tra Napoli e Fiorentina in una giornata segnata da incidenti e caos. Un ultrà della Roma, Daniele De Santis, anche lui ferito e ricoverato in ospedale con una gamba rotta, è stato arrestato dalla polizia con l’accusa di tentato omicidio.

“E’ una vergogna”: lo stadio “in mano a dei violenti” e lo “Stato che non reagisce, impotente e quindi ha perso”. E’ ancora “sconvolta” e stanca per “non avere potuto dormire” Marisa Grasso, la vedova di Filippo Raciti, morto il 2 febbraio del 2007 nello stadio di Catania, che ieri sera ha visto il maglietta del capo ultras Genny detto ‘a Carogna’, con la scritta ‘Speziale libero’. Antonino Speziale sta scontando una condanna definitiva a 8 anni di reclusione per l’omicidio preterintenzionale dell’ispettore capo.

”Il calcio è vittima di situazioni che vanno oltre: gli ultrà utilizzano gli stadi per manifestazioni di potere”. Per Giancarlo Abete, presidente Figc, è il giorno dell’ira e della riflessione. ”E un dato di fatto:in alcuni stadi gli ultrà hanno un ruolo inaccettabile”, dice all’Ansa all’indomani delle violenza di Roma.

“Ogni volta che succede qualcosa di grave ci indigniamo, si sentono parlare moralisti e moralizzatori, poi non si fa niente per evitare che certi episodi si ripetano” dice il tecnico juventino, Antonio Conte. “Si sta esasperando tutto all’ennesima potenza e i segnali che mandiamo non sono positivi, da parte di tutti – ha detto – periodicamente ci si indigna, succederà così anche ora: dovremmo tutti fare qualcosa per evitare certe cose”.

“La Repubblica è morta” titola il suo post Beppe Grillo sul suo blog. “La Repubblica è morta, i suoi cittadini non hanno più rappresentanza, la pentola a pressione sta per saltare. All’Olimpico veniva da piangere, come a un funerale”, scrive.  “E’ una sconfitta complessiva, che pesa sul mondo dello Sport e del Calcio, su tutti noi che facciamo politica e su tutti i corpi dello Stato” afferma il responsabile Sicurezza del Pd, Emanuele Fiano.

“Non c’e’ stata alcuna trattativa con gli ultras del Napoli. Mai pensato di non far giocare la partita” precisa il questore di Roma Massimo Mazza, spiegando che è stato solo accordato al capitano del Napoli di informare i tifosi, su richiesta di questi, sulle condizioni di salute del ferito. Gli spari di ieri prima della finale di Coppa Italia sono stati “il gesto di un singolo, non c’entra la tifoseria della Roma. Né i tifosi della Roma né quelli della Lazio si sono mai materializzati sulla scena”.

La dinamica di quanto accaduto ieri a Roma “è tanto semplice quanto folle”. A sparare contro i tifosi napoletani è stato l’ultras della Roma, Davide De Santis, che ha prima provocato i supporter partenopei, poi, vistosi circondato ha sparato contro di loro 4 colpi di arma da fuoco. Lo ha detto Diego Parente, capo della Digos. Uno dei tre tifosi napoletani feriti, Ciro Esposito, trentenne, è gravissimo. Il giovane è ricoverato in sala rianimazione al Policlinico Gemelli di Roma. Il proiettile, che era poi stato estratto ieri all’ospedale Villa San Pietro, aveva trapassato il polmone e si era fermato alla colonna vertebrale. Fonti mediche definiscono la situazione “disperata. Saranno determinanti le prossime 24 ore”.

“E’ un ragazzo perbene che lavora dalla mattina alla sera in un autolavaggio a Scampia. Non è un ultrà. Vive con me, mia moglie e due fratelli” dice in una intervista a ‘Repubblica.it’ suo padre Giovanni. L’uomo, 52 anni, aiuto infermiere, intervistato all’esterno del pronto soccorso del Policlinico Gemelli di Roma, ha spiegato come ha saputo del ferimento: “Mi ha telefonato un cugino” e ha poi concluso: “E’ uno schifo”. Disperata anche la madre del giovane Antonella Leardi: “Io come mamma voglio dire innanzitutto che per nessun motivo si deve usare la violenza perché mio figlio ama la vita, ama lo sport e non è andato lì per essere ucciso. Non doveva succedere è una follia”.

Gli altri coinvolti sono un uomo di 43 anni, colpito alla mano destra ed uno di 32 anni, colpito ad un braccio e ad una mano. I feriti sono stati soccorsi dalla polizia, che ha anche recuperato la pistola che ha sparato.

Stasera allo stadio c’era anche il premier Matteo Renzi, con moglie e figli, scortato da polizia e carabinieri. La partita è poi iniziata con 45 minuti di ritardo in un clima surreale. “Una partita di calcio non si può trasformare in una guerra tra bande con episodi di violenza”, ha commentato il presidente del Senato, Pietro Grasso, all’arrivo allo stadio Olimpico. Roma è stata ‘invasa’ da decine di migliaia di tifosi giunti da Napoli e Firenze.

La giornata è stata caratterizzata da incidenti tra i tifosi e tafferugli: una decina complessivamente i feriti. La tensione è salita nel tardo pomeriggio, quando sono cominciati gli scontri tra i supporter delle due squadre, cui avrebbero partecipato anche ultras della Roma, e tra questi e le forze dell’ordine. Contro gli agenti che scortavano le tifoserie perché non venissero a contatto, nei pressi di Ponte Milvio, sono stati lanciati bottiglie ed oggetti vari. Tafferugli tra i gruppi di sostenitori si sono verificati in altre zone vicino all’Olimpico. Anche nello stadio, poi, ci sono stati lanci di petardi e bombe carta.

Naturalmente la partita si è poi giocata in un clima di palpabile tensione sugli spalti. Un capo tifoso del Napoli, seduto su una grata della curva Nord, ha partecipato alla convulsa trattativa che ha preceduto l’inizio dell’incontro. E’ stato lui, riconoscibile per un vistoso tatuaggio su tutto il braccio destro, che ha parlato col capitano del Napoli Hamsik, scendendo sul campo di gioco; ed è stato ancora lui, con ampi gesti, prima a chiedere il ritorno della calma in curva da cui erano state lanciate alcune bombe carta, e poi a dare l’assenso all’inizio della partita quando i funzionari delle forze dell’ordine sono andati sotto gli spalti per comunicare la decisione di giocare.