Salini porta a casa i nuovi direttori. Ma il Cda Rai va in frantumi. Inedito asse Lega-Pd contro l’ad di Viale Mazzini. De Biasio e Borioni: azienda malgestita e allo sbando

Habemus direttori. Al di là dei singoli voti espressi ieri in un Cda fiume durato diverse ore, le nomine di reti e superdirezioni di genere proposte dall’ad Rai Fabrizio Salini, dopo mesi di estenuanti stop and go, sono finalmente una realtà. E l’amministratore delegato si è detto molto soddisfatto perché i nomi che hanno passato il vaglio del Consiglio, rappresentano il primo passo per la realizzazione del piano industriale. In realtà hanno votato a favore per tutte le nomine, oltre all’ad sbandostesso, solo Beatrice Coletti (espressione del Movimento 5Stelle) e Giampaolo Rossi (FdI). Il presidente Marcello Foa e Rita Borioni (Pd) si sono sempre astenuti e Igor Di Biasio (consigliere in quota Lega) ha votato contro a tutto, mentre Riccardo Laganà (espresso dipendenti Rai) ha votato sì ad alcune nomine (quelle che hanno ottenuto il parere favorevole) e no ad altre.

Parere favorevole a maggioranza per Angelo Teodoli al Coordinamento generi, Stefano Coletta a Rai1 e all’Intrattenimento prime time, Franco Di Mare all’intrattenimento day time e Luca Milano alla direzione Ragazzi. Voto non unanime per Silvia Calandrelli a Rai3 e a Rai Cultura, Eleonora Andreatta alla direzione fiction, Ludovico Di Meo per la guida Rai2 e la direzione Cinema e tv, e Duilio Giammaria alla Direzione Documentari. Il parere del cda non era comunque vincolante, non trattandosi di nomine riguardanti l’area informazione, ma la spaccatura, che ha tutto il sapore di un nodo politico irrisolto, rimane sopra l’ad di Viale Mazzini come una spada di Damocle.

A fare fronte comune nel criticare aspramente Salini sono i consiglieri Borioni e De Biasio. “La Rai, la più grande azienda culturale del Paese, continua ad essere mal gestita, perde pubblico e soprattutto autorevolezza. La responsabilità tutto ciò è principalmente del suo amministratore delegato, Fabrizio Salini. Anche in questa tornata di nomine, che ci ha fatto attendere per mesi e che ha più volte rimandato in extremis, ha deciso di non affrontare il problema più urgente, quello del pluralismo informativo dei Tg, di fatto in mano a Lega e 5Stelle. Il mio giudizio resta quindi nettamente negativo. In cda non ho sostenuto con il mio voto le nomine proposte da Salini per i modi, i contenuti, i percorsi di scelta, la mancanza di trasparenza, l’assenza totale di interlocuzione con l’ad, la fumosità nelle procedure, i pasticci incomprensibili Ma voglio che sia chiaro che la mia astensione non è un atto di indulgenza rispetto ad un governo dell’azienda che ritengo gravemente deficitario sotto ogni punto di vista”. Dichiara caustica la rappresentante del Pd, che comunque si è astenuta mentre il giudizio del consigliere Lega è ancor più duro, avendo addirittura votato contro.

“L’uomo che avrebbe dovuto Rivoluzionare la Rai, liberarla dai partiti e farla tornare orgoglio di tutti gli italiani, si è dimostrato inadeguato al ruolo affidatogli. A ben 18 mesi dall’inizio di questo cda il piano industriale non è ancora partito, i processi, gli organigrammi e i flussi di lavoro delle nuove direzioni sono ancora tutti da definire. Salini ha tuttavia scelto di forzare le nomine dei nuovi direttori di rete (tra l’altro cacciando De Santis da Rai1 che stava performando particolarmente bene negli ultimi mesi) e dei direttori di genere, coinvolgendo pochissimi consiglieri che lo hanno mal consigliato. La risposta del cda non lascia dubbi: 6 delle proposte di nomina di direttori bocciate e le poche approvate hanno avuto solo 4 voti favorevoli su 7. La legge Renzi gli consente di continuare il suo piano di nomine anche infischiandosene del voto del cda, il buon senso no”.