Salto dal trampolino fallito: fondazioni renziane nel caos. La delusione di da Empoli, presidente di Volta. Mentre in Eyu finisce nel mirino Bonifazi

Salto dal trampolino fallito: fondazioni renziane nel caos. La delusione di da Empoli, presidente di Volta. Mentre in Eyu finisce nel mirino Bonifazi

Nell’interrogarsi su cosa resterà del “renzismo”, almeno come lo abbiamo inteso finora, un riferimento non potrà non essere fatto al poliedrico mondo di think tank, fondazioni e associazioni nate quando l’onda dell’ortodossia renziana era ancora alta. Chissà quanti, per dire, sanno che è ancora in vita Volta, ovvero il pensatoio messo in campo qualche anno fa dal saggista Giuliano da Empoli, già assessore alla cultura del comune di Firenze quando era sindaco Matteo Renzi. Negli organi di Volta, ancora oggi, continuano a stagliarsi profili come Marco Carrai, Richelieu renziano che ormai non ha più bisogno di presentazioni, e Beatrice Trussardi, rampolla che a un certo punto era stata incantata dal “Rottamatore”. Nel comitato editoriale, poi, ci sono altri fedelissimi della prima ora come lo “startupper” Paolo Barberis e l’economista Marco Simoni, entrambi reclutati nella folta pattuglia dei consulenti di palazzo Chigi.

La situazione – Di sicuro, all’interno di questo gruppo, tra i più delusi dalla parabola di Renzi sembra proprio esserci da Empoli, che peraltro non è riuscito a entrare in Parlamento dopo l’ultima tornata elettorale. Altro ente nell’orbita renziana, in questi anni, è stata la Fondazione Eyu, in pratica quella che un tempo era la Fondazione del Pd. Affidata alle cure del fedelissimo Francesco Bonifazi, in questi anni di potere renziano ha fatto sentire la sua voce spesso e volentieri, mentre adesso rischia la navigazione in acque molto più incerte. Nei suoi organi di vertice, oltre a rigorosi seguaci del verbo renziano come il già sottosegretario Tommaso Nannicini (comunque eletto in Parlamento), ci sono anche personaggi che già da diverso tempo hanno preso le distanze, come l’allora responsabile economico del Pd, Filippo Taddei. Naturalmente quando si parla di fondazioni non si può tralasciare la Open, presieduta da Alberto Bianchi, una delle eminenze grigie più influenti in questi anni di ribalta renziana, tanto da meritarsi anche un posto nel Cda dell’Enel. Per non parlare del fatto che segretario generale della Open, che al 30 giugno del 2017 aveva portato in dote 5,5 milioni di euro di contributi e donazioni, è ancora Maria Elena Boschi, affiancata in veste di consiglieri dal solito Carrai e da Luca Lotti, il “nucleo del nucleo” degli esegeti dell’ex presidente del consiglio.

Gli altri – Infine, quando ci si riferisce al mondo renziano, diversi osservatori citano anche la Fondazione Dynamo, creatura di Vincenzo Manes, imprenditore a capo del gruppo Intek. Negli anni questa Fondazione, che ha dato vita anche all’omonima associazione, si è segnalata per una meritoria attività di assistenza ai bimbi malati. Ma è stata anche un territorio di passaggio verso le poltrone che contano. Nel suo Cda, per dire, siede Diva Moriani, vicepresidente della stessa Intek, che durante il Governo Renzi si è guadagnata una poltrona nel Cda dell’Eni (tutt’ora occupata).

Tw: @SSansonetti