“Mollo tutto e apro un chiosco di tamponi” così l’ultima vignetta del Milanese imbruttito che, si sa, ha l’occhio lungo sugli introiti. Ed effettivamente ha individuato forse la più vantaggiosa fonte di guadagno di questi tempi, o ameno delle ultime settimane. Con l’impennata di nuovi casi e la variante omicron che sta inesorabilmente prendendo piede, i tamponi non solo vanno a ruba ma hanno anche dei prezzi stellari.
Il caso più eclatante è il gruppo milanese San Donato. Il costo per i privati che si rivolgono a loro passa dai 19 euro di qualche giorno fa ai 29 euro attuali, e proprio nei giorni record per numero di richieste. “Nei primi tre giorni di questa settimana alcune nostre sedi hanno eseguito tamponi per un numero quasi cinque volte superiore a quelli fatti nell’ultima settimana di novembre”, ribatte il gruppo.
E ancora: “Lavoriamo anche per rispondere alle richieste di aiuto della sanità pubblica, ma i costi del personale per sostenere lo sforzo sono enormi”. Numeri alla mano il 20 per cento dei tamponi d’Italia vengono effettuati in Lombardia. L’ottanta percento, secondo Federfarma, viene fatto nelle farmacie, dove il prezzo è stato calmierato.
FUORI CONTROLLO. Ma viste le lunghe code davanti agli ospedali pubblici e alle stesse farmacie, parte della domanda arriva anche ai gruppi della sanità privata. E così non poteva passare inosservato il recente aumento degli antigenici rapidi prenotabili nelle strutture del gruppo San Donato. Secondo Federfarma, nei giorni di maggiore afflusso le farmacie italiane avrebbero fatto anche 700mila tamponi, che tradotti in euro significa una spesa di 9-10 milioni di euro al giorno per gli italiani.
Ad oggi, i test rapidi riconosciuti e quindi validi anche per ottenere il Green Pass hanno un costo all’ingrosso che si aggira intorno ai 3 euro. Il farmacista che li acquista deve poi aggiungere i costi fissi per altri materiali monouso, come mascherine, guanti, camici, mentre i costi più ingenti sarebbero legati al personale impegnato direttamente dai test e dai servizi di prenotazione. Facendo una panoramica, si va dalle strutture di Campania e Lazio che li offrono in media a 18 euro, a Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna dove la media è di 27 euro con i più cari che possono superare i 40 euro.
Una bella differenza rispetto ai 15 euro pagati in farmacia. E soprattutto una bella distanza anche dai già citati costi all’ingrosso dei tamponi rapidi. Tanto che non poteva passare nel silenzio l’aumento del 50 per cento deciso dal Gruppo San Donato sui test antigenici. Una decisione, questa di passare da 19 euro a 29, che porta il Gruppo sopra la media lombarda. Appena sotto concorrenti come il Centro Medico Sant’Agostino, che di euro ne chiede 30, e ben oltre il Centro Diagnostico Italiano, che si accontenta di 20 euro.
LA MAREA AVANZA. Certo è che il numero esorbitante e sempre crescente dei contagi – 126.888 nuovi casi nelle ultime 24 ore e 156 morti – e i troppi contatti messi in quarantena fanno continuare l’emergenza tamponi in molte regioni. Troppe le richieste per i test molecolari, con infinite code fuori dalle Ausl e dai laboratori privati. Solo l’ultimo giorno ne sono stati effettuati 1.150.352.
Così per alleggerire il carico, sempre più Regioni hanno deciso di emanare delle ordinanze secondo cui sarà sufficiente un tampone rapido per certificare la positività e, a fine quarantena, un rapido negativo per l’avvenuta guarigione. Una soluzione che, però, desta qualche perplessità vista l’affidabilità dei test antigenici. Ma i tamponi non sono i soli ad aver raggiunto prezzi stellari. Anche le mascherine Ffp2 che sono diventate quasi indispensabili.
Infatti, secondo Codacons i rincari hanno raggiunto addirittura il +225 per cento. Ma a differenza dei tamponi, nell’ultimo Cdm, fra le varie misure, si è convenuto di stabilire un prezzo calmierato dei dispositivi di protezione. “Per le mascherine” FFP2 “credo che dobbiamo ragionare nell’ordine di idee del costo di un euro”. Ha detto il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa. “È stata data una risposta precisa su questo nel consiglio dei ministri”, ha detto, “è previsto un prezzo calmierato per le FFP2 e credo sia una misura giusta perché nel momento in cui abbiamo obbligato i cittadini, anche coloro che si sono vaccinati, a indossare la FFP2 credo non sia giusto gravare con ulteriori costi i cittadini”.