Silvio c’è riuscito. Ora Zelensky non si fida più della Meloni

La Meloni è furiosa per l’ultima sparata di Berlusconi con cui ha criticato apertamente Volodymyr Zelensky.

Silvio c’è riuscito. Ora Zelensky non si fida più della Meloni

Questa volta giurano che Giorgia Meloni è furiosa per l’ultima sparata di Silvio Berlusconi con cui ha criticato apertamente Volodymyr Zelensky.

La Meloni è furiosa per l’ultima sparata di Berlusconi con cui ha criticato apertamente Zelensky

Un affondo inatteso, arrivato proprio nel giorno del voto per le regionali, con Silvio che ha raccontato la sua personalissima tesi sul conflitto in Ucraina: “Io a parlare con Zelensky se fossi stato il presidente del Consiglio non ci sarei mai andato perché stiamo assistendo alla devastazione del suo paese e alla strage dei suoi soldati e dei suoi civili. Bastava che cessasse di attaccare le due repubbliche autonome del Donbass e questo non sarebbe accaduto, quindi giudico, molto, molto negativamente il comportamento di questo signore”.

Parole che hanno sollevato un polverone a partire dall’ovvia irritazione del governo di Kiev, tanto che sarebbe a rischio la passerella della premier italiana che per questo motivo sarebbe letteralmente furibonda con l’anziano alleato, e che ha spinto Antonio Tajani e lo stato maggiore di Forza Italia a provare a minimizzare quello che è a tutti gli effetti un incidente diplomatico.

Ma siamo davvero davanti a una scemenza, forse dettata dall’età, oppure le parole di Silvio fanno parte di una strategia politica e dimostrano che il Cavaliere è ancora in partita? A sentire i suoi stessi colleghi di partito sembrerebbe predominare la prima ipotesi ma a ben vedere qualcosa stona. Già guardando alla tempistica delle dichiarazioni di Berlusconi, avvenute quando la vittoria del Centrodestra alle regionali era già in cassaforte nonché a poco più di dieci giorni dalla presunta data in cui Meloni sarebbe dovuta andare a Kiev, appare difficile credere che sia tutto frutto della casualità.

Inoltre sembra altrettanto incomprensibile il fatto che per gli azzurri il loro leader sia un campione della politica quando si tratta di campagna elettorale mentre diventa un gaffeur qualunque quando si tratta di parlare di Ucraina e Russia. E infatti le dichiarazioni su Zelensky, piacciano o no, sembrano la prova che il Cavaliere è più vivo che mai.

Il suo, infatti, appare come un tentativo per restare ancora in sella e continuare a contare qualcosa sul panorama politico nazionale. Con le sue dichiarazioni pro-Putin non fa che strizzare l’occhio a quella larga fetta di italiani che ammirano il Cremlino o che quantomeno non lo condannano a priori. Inoltre con queste sue parole Berlusconi sembra volersi proporsi come l’unico leader del Centrodestra capace di intercettare anche quanti sperano nella pace e quindi nella conclusione delle ostilità.

Chiaramente questo suo riposizionamento sta mettendo in agitazione l’intera coalizione. E proprio per questo non può essere ridotto a una boutade. Lo sa bene la Meloni che sta pensando di lanciare una ritorsione nei confronti dei forzisti che si consumerà nelle Giunte regionali, sia nel Lazio che in Lombardia. Ed è proprio temendo tutto ciò che si capisce il perché da Tajani agli altri principali big del partito si sta cercando di ricucire lo strappo.

Tajani: “Noi vogliamo la pace in Ucraina. L’Italia farà di tutto perché la soluzione finale non sia una resa sotto l’oppressore russo”

“Noi vogliamo la pace in Ucraina – afferma questa mattina il ministro degli Esteri dalla colonne di Repubblica -. Ma a un anno dall’inizio di questa disastrosa guerra che ha provocato migliaia di morti sappiamo che la si può raggiungere solo continuando ad armare l’esercito di Kiev. L’Italia sta dalla parte del popolo ucraino e farà di tutto perché la soluzione finale non sia una resa sotto l’oppressore russo. Per essere chiari: il governo del quale sono ministro degli Esteri e vicepremier è saldamente ancorato all’Europa, agli Stati Uniti, all’Occidente”

Ma la premier che è alla guida della prima forza della coalizione, anche nelle due regioni, al momento non vuole sentire ragioni. Così se nel Lazio il rischio è che ai forzisti verranno lasciate ben poche poltrone, forse una o al massimo due, il peggio arriverà in Lombardia. Qui, oltre ai pochi assessorati che dovrebbero finire agli azzurri, la ritorsione sarà più ampia. Attilio Fontana, infatti, spera nella riconferma alla Sanità di Guido Bertolaso, ritenuto vicino al Cavaliere, ma la premier sembra decisa a impedirlo proprio come ritorsione nei confronti di Silvio.

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