Stipendi d’oro al Policlinico. L’abuso c’era tutto

di Martino Villosio

Nel 2009 la Corte dei Conti lo aveva obbligato a risarcire un danno erariale da 100 mila euro, poi ridotti a 28 mila in appello, per lo “stipendio d’oro” elargito all’ex direttore generale del Policlinico Umberto I Ubaldo Montaguti grazie a un contratto di cinque anni che sfondava il tetto massimo retributivo imposto dalla legge.
Ieri per l’ex magnifico rettore dell’università La Sapienza di Roma Renato Guarini è arrivata la condanna in primo grado per peculato e abuso d’ufficio, inflitta dalla quarta sezione penale del Tribunale di Roma.
Due anni e otto mesi, l’interdizione dai pubblici uffici per tutta la durata della pena e il risarcimento dei danni alla Regione Lazio: una sanzione più mite di quella richiesta dall’accusa (quattro anni e sei mesi) la seconda dopo i due anni e quattro mesi di reclusione inflitti a Montaguti con il rito abbreviato nel giugno 2011.
Gli altri quattro imputati del processo sugli “stipendi gonfiati” attributi ai manager del Policlinico Umberto I sono stati invece assolti.

Contratto dorato
Era il 15 luglio del 2005 quando l’ex magnifico rettore Guarini, predecessore di Luigi Frati e in carica dal 2004 al 2008, sottoscriveva con l’allora Direttore Generale del Policlinico Umberto I Ubaldo Montaguti un contratto da 207 mila euro annuali.
Nella richiesta di rinvio a giudizio i pubblici ministeri Anna Cordova e Angelo Antonio Racanelli scrivono che con quell’accordo i due, in concorso tra di loro, avrebbero violato la legge provocato un “grave danno per l’azienda ospedaliera e la Regione Lazio”. Infatti secondo il decreto n. 502 del 19 luglio 1995, che fissa il regolamento sui contratti del Direttore Generale, del Direttore Amministrativo e del Direttore Sanitario di unità sanitarie locali e aziende ospedaliere, il tetto massimo agli stipendi dei manager è stabilito in circa 155 mila euro.
Nel contratto, inoltre, veniva stabilito un bonus del 30 per cento in favore di Montaguti per il conseguimento dei risultati di gestione, invece del 20 per cento consentito dalla legge, per un guadagno complessivo spalmato sull’intera durata del contratto di 415 mila euro. Una cifra di molto superiore rispetto ai circa 83 mila fissati dal decreto del 1995.
Non solo: il contratto è stato mantenuto in vita nonostante le irregolarità fossero state segnalate in più occasioni dalla stessa Regione Lazio, con ben tre note scritte e inviate tra il 2007 e il 2008, nelle quali venivano rilevate le violazioni di legge e si chiedeva di riportare entro i limiti consentiti lo stipendio dell’ex direttore generale Montaguti.

Concorso in peculato
Nel 2011 l’ex direttore generale era stato condannato in primo grado anche per essersi appropriato nel 2006 di 62 mila euro quale “indennità per il raggiungimento degli obiettivi prefissati”, senza che fossero ancora trascorsi i 16 mesi previsti per le verifiche dei risultati aziendali conseguiti e senza che un’apposita “commissione paritetica competente” (avesse effettuato le necessarie verifiche.
Ieri la quarta sezione penale di Roma ha riconosciuto colpevole di concorso nel reato anche il professor Guarini: con una delibera assunta nel 2006 al di fuori di qualsiasi sua competenza, secondo quanto scrivono i pm nel loro capo d’imputazione, avrebbe attestato il raggiungimento degli obiettivi prefissati dal contratto agevolando così Montaguti.
I pm, nella richiesta di rinvio a giudizio accolta dal gup, scrivevano che Montaguti avrebbe a sua volta pattuito contratti iper generosi con altri manager del Policlinico.
La quarta sezione penale di Roma ha però assolto tutti gli altri imputati del processo (tra loro anche l’attuale direttore generale della Sapienza Carlo Musto D’Amore). Lo stesso Guarini è stato sollevato dalle accuse di truffa e falso ideologico.“Volevo 240 mila euro all’anno, mi sono accontentato di 207”, ha dichiarato l’ex direttore generale Montaguti nel corso del processo, motivando la pretesa con la difficoltà dell’incarico assunto. Il 5 aprile scorso, la Corte dei Conti del Lazio lo ha condannato a risarcire 51 mila euro di danno erariale.