Strage di sostenitori di Mohammed Morsi all’alba al Cairo. È di almeno 40 morti e 322 feriti il bilancio degli scontri

Strage di sostenitori di Mohammed Morsi all’alba al Cairo. È di almeno 40 morti e 322 feriti il bilancio degli scontri scoppiati stamattina davanti alla sede della Guardia repubblicana, dove i sostenitori del presidente deposto dell’Egitto stavano tenendo un sit-in. Lo riferisce un portavoce del ministero della Salute egiziano, Khaled el-Khatib, che non ha però fornito dettagli sulla dinamica dell’attacco. Ci sono diverse versioni su come siano andate le cose e non è stato possibile conciliarle: secondo i Fratelli musulmani, esercito e polizia all’alba hanno aperto il fuoco sui manifestanti a sostegno di Morsi davanti all’edificio; l’esercito sostiene invece che a sparare siano stati uomini armati vicini alla Fratellanza, che avrebbero provato a fare irruzione nella struttura poco dopo l’alba e avrebbero aperto il fuoco contro i soldati uccidendo un agente e cinque pro Morsi. È stallo intanto sulla formazione del nuovo governo.

MILITARI SPARANO DURANTE PREGHIERE DEL MATTINO. Ad accusare l’esercito di avere sparato sono sia i Fratelli musulmani, tramite il portavoce Mourad Ali, sia una testimone che si trovava al sit-in, Al-Shaimaa Younes. Raggiunta telefonicamente, la donna ha raccontato che militari e polizia hanno “aperto il fuoco con munizioni vere e hanno lanciato lacrimogeni” durante le preghiere del mattino e ha aggiunto che tra i manifestanti c’erano donne e bambini. L’emittente Al- Jazeera ha mostrato le immagini di un ospedale da campo vicino alla sede della Guardia repubblicana con almeno sei corpi senza vita che giacevano a terra. Un medico, Hesham Agami, ha riferito che le ambulanze non hanno potuto trasportare più di 200 feriti in ospedale perché l’esercito ha bloccato le strade.

ESERCITO SMENTISCE: RESPINTO ATTACCO DI TERRORISTI ARMATI. Diversa la versione dell’esercito, che è stata affidata a varie voci. In primo luogo il portavoce, il colonnello Ahmed Mohammed Ali, il quale ha spiegato che almeno un poliziotto sarebbe morto dopo che uomini armati affiliati alla Fratellanza avrebbero provato a fare irruzione nel quartier generale della Guardia repubblicana poco dopo l’alba, sparando munizioni vere e lanciando bombe incendiarie da una vicina moschea e dai tetti circostanti; secondo un altro portavoce dell’esercito, che ha chiesto di mantenere l’anonimato, sarebbero stati uccisi anche cinque sostenitori di Morsi. In secondo luogo l’esercito si è pronunciato tramite una nota riportata dall’agenzia di stampa di Stato egiziana, in cui ha accusato “un gruppo terrorista armato” di avere provato a irrompere nella sede della Guardia repubblicana, uccidendo un agente e ferendone in modo grave altri sei. La nota aggiungeva che le forze di sicurezza hanno arrestato 200 aggressori, che erano armati di pistole e munizioni.

Il portavoce dei Fratelli musulmani ha respinto la versione dell’esercito, smentendo che i manifestanti abbiano attaccato i militari e dicendo anzi che i soldati hanno avvertito i dimostranti che sarebbero intervenuti per disperdere il sit-in.

STALLO SU FORMAZIONE GOVERNO.
Intanto prosegue lo stallo sulla formazione del nuovo governo. Dopo avere fermato la nomina di di Mohamed ElBaradei come premier egiziano ad interim, il partito salafita Al-Nour è pronto a bloccare anche la scelta dell’economista Ziad Bahaa-Eldin, 48 anni, emerso ieri come candidato forte dopo ore di negoziati fra i diversi partiti. “La nostra posizione è che il primo ministro non dovrebbe appartenere a nessuna fazione specifica, vogliamo un tecnocrate”, ha detto ad Associated Press il capo di Al-Nour, Younes Makhyoun, che ha indicato come elemento a sfavore di Bahaa-Eldin la sua appartenenza al Fronte di salvezza nazionale, che raggruppa i principali partiti di opposizione al presidente deposto Morsi. L’ipotesi che si era profilata ieri in serata era di nominare premier ad interim Bahaa-Eldin e vice presidente ElBaradei. I due avrebbero lavorato comunque in squadra.

SALAFITI: MASSACRO AL CAIRO, STOP A PIANO TRANSIZIONE. Dopo la diffusione delle notizie della strage di stamattina al Cairo, Al-Nour ritirato il proprio sostegno al piano di transizione stilato dall’esercito. Ad annunciarlo è stato su Twitter il portavoce del partito, Nader Bakkar, che ha definito un “massacro” le violenze davanti alla sede della Guardia repubblicana al Cairo. Il piano di transizione, elaborato dall’esercito dopo la destituzione di Mohammed Morsi, è appoggiato sia dagli oppositori laici e liberali di Morsi, da leader musulmani e cristiani, e finora aveva anche l’appoggio dei salafiti.

CORTEI PRO E CONTRO MORSI.
I sostenitori di Morsi tengono manifestazioni e sit-in fuori dalla sede della Guardia repubblicana e davanti alla vicina moschea di Rabia al-Adwaiya da quando mercoledì sera l’esercito ha destituito il presidente. Il quartier generale della Guardia presidenziale è il luogo dove Morsi è stato trattenuto in arresto prima di essere trasferito in una struttura del ministero della Difesa in una località ignota. In attesa di elezioni presidenziali, Morsi è stato rimpiazzato dal presidente ad interim Adly Mansour, ex presidente della Corte costituzionale, ma i pro Morsi si rifiutano di riconoscerlo. Anche gli oppositori del presidente deposto tengono manifestazioni molto partecipate, perlopiù a piazza Tahrir e nel quartiere di Heliopolis.