Sul Mediterraneo la battaglia di Niscemi

di Fabrizio Di Ernesto

Da circa quattro anni nella cittadina siciliana di Niscemi è in costruzione il Muos, mobile user objective system, un nuovo strumento della Difesa statunitense che ha sollevato molte proteste di popolo nell’isola. Fin dai primi anni ’90 nel comune è in funzione il centro trasmissioni radio navali Usa, composto da ben 41 diverse antenne, dipendente dalla Navcomtelsta Sicily la stazione navale di computer e telecomunicazioni, situata a Sigonella. Il Muos però è qualcosa di più complesso e importante.
Questo è infatti un sofisticato ed imponente sistema di comunicazione a banda stretta di nuova generazione messa a punto dalla marina militare statunitense. Basandosi su una fitta rete di satelliti geosincroni, ovvero con una rotazione perfettamente uguale a quella terrestre, permetterà di collegare tra loro, scambiandosi informazioni di ogni tipo, tra le forze navali, aeree e terrestri mentre sono in movimento in qualsiasi parte del mondo, ed il tutto grazie ad appena quattro diverse antenne.

L’antenna di Niscemi
Una di queste quattro sorgerà appunto a Niscemi, mentre le altre tre troveranno posto, rispettivamente, in Virginia nella base di Norfolk, nella Hawaii ed in Australia, nella base di Geraldton. Ognuna di queste sarà composta da tre grandi antenne circolari con un diametro di 18,4 metri e da due torri radio alte ognuna 149 metri. I quattro siti non sono stati scelti a caso, ma sono stati accuratamente selezionati in quanto posti strategicamente attorno al globo e quindi in grado di offrire una copertura ottimale dei satelliti in orbita ed un uso efficiente ed effettivo delle infrastrutture di comunicazione e della rete di connessione terrestre.
Queste quattro antenne non solo saranno collegate tra loro ma anche con tutti i centri di comando e controllo delle forze armate statunitensi, con i relativi centri logistici e con gli oltre 18.000 terminali militari radio esistenti, i missili Cruise e gli aerei Global hawk. Per realizzarlo l’Us Navy ha speso, solo in Sicilia, oltre 40 milioni di dollari, un terzo dei quali solo per la predisposizione dell’area riservata alla stazione terrestre, del centro di controllo dei mega generatori elettrici e di un deposito di gasolio; altri trenta milioni di dollari per gli shelter, cabine prefabbricate atte a dare ricovero agli apparati di trasmissione e ricezione di segnali televisivi, radiofonici, di comunicazioni militari, e l’acquisto delle attrezzature tecnologiche di questo sistema.
Inizialmente l’antenna sarebbe dovuta sorgere a Sigonella, il Pentagono nel 2006 aveva scelto come sede del Muos la principale base del Mediterraneo ma poiché la Piccola Saigon era già stata scelta come base del sistema Ags e dei Global hawk già la finanziaria militare relativa al biennio 2008/9 decretava che le antenne sarebbero state installate a Niscemi.

La paura di esplosioni
C’è anche chi, come l’esponente locale del Pd Alfonso Cirrone Cipolla sostiene che il cambio di località sia stato dettato da altre ragioni. L’amministrazione Usa infatti avrebbe cambiato opinione dopo aver esaminato i risultati del rapporto Sicily RADHAZ radio and radar radiations hazards model; questo basato sull’elaborazione di un modello di verifica dei rischi di irradiazione elettromagnetica sui sistemi d’arma, munizioni, propellenti ed esplosivi ospitati nello scalo aeronavale siciliano. I risultati di questo studio risultarono quanto mai allarmanti poiché ipotizzavano che le fortissime onde elettromagnetiche generate potevano causare l’esplosione degli ordigni lì presenti.

La contestazione locale
Il progetto non è molto amato dalla popolazione locale che in questi anni ha più volte contestato e cercato di bloccarne la realizzazione. Due in particolare i fattori scatenanti di queste proteste, uno legato all’ambiente, l’altro legato a problematiche sanitarie.
L’impianto siciliano è infatti localizzato all’interno del perimetro della riserva naturale della “Sughereta” inoltre gli abitanti della zona temono che le radiazioni prodotte possano non solo causare un forte inquinamento elettromagnetico ma anche e soprattutto numerosi casi di leucemia e tumori.
Molte le persone che hanno aderito ai comitati No Muos sorti a partire dal 2009 ed a cui ha aderito anche lo stesso Comune di Niscemi che, tra l’altro, considera abusivi i lavori all’interno della riserva. Lo scorso gennaio il neo presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta, senza informare il governo Monti ma direttamente il dipartimento Usa di Sigonella, ha deciso unilateralmente di sospendere i lavori per l’installazione del Muos.
Il numero uno dell’isola ha motivato la sua decisione spiegando: “Il progetto non prevede un monitoraggio delle emissioni elettromagnetiche e lo studio sull’impatto ambientale e sui rischi per la salute è stato realizzato da uno studio d’ingegneria, e non dall’Istituto superiore di sanità, come sarebbe stato ovvio”.
Il cantiere però continuava a rimanere aperto, allora lo stesso Rosario Crocetta, tre settimane più tardi, si rivolgeva al tribunale di Caltagirone, invocando la procedura d’urgenza, per far sospendere in modo definitivo i lavori. Una settimana più tardi, il 5 febbraio, pressato dai grillini e dai comitati No Muos Crocetta procedeva all’avvio della revoca delle autorizzazioni per la costruzione del sistema radar della Marina degli Stati Uniti d’America.

Il dossier sul tavolo
Circa un mese fa il dossier relativo al Muos è finito sul tavolo del, dimissionario, governo Monti che però non ha potuto far altro che disporre nuovi ed ulteriori accertamenti sanitari in merito ai rischio connessi alle emissioni elettromagnetiche “anche in caso di utilizzo alla massima potenzialità degli impianti” inserendo tra le possibili opzioni anche l’Organizzazione mondiale della sanità. Lo scorso 29 marzo Crocetta, affiancato dal Presidente del Senato Pietro Grasso, ha annunciato di aver revocato formalmente l’autorizzazione a realizzare l’impianto di trasmissione della marina statunitense. Gli Usa, obtorto collo, per il momento hanno dovuto accettare la presa di posizione di Crocetta, anche se visti i grandi investimenti già compiuti difficilmente recederanno dalla loro decisione; il console americano, non più tardi di una settimana fa ha annunciato: “Le predisposizioni presso il sito di Niscemi continueranno ma le parabole non saranno posizionate prima di conoscere l’esito dello studio sulla valutazione dell’impatto sull’ambiente e sulla salute delle popolazioni interessate”.