Sulla responsabilità civile un’impunità lunga 27 anni. Dalla Vassalli del 1988 a carico dei magistrati solo 7 risarcimenti su oltre 400 richieste avanzate dai cittadini

Magistrati che non pagano mai i propri errori. Alla fine non è solo uno slogan, ma una fotografia della realtà con tanto di cifre. Dall’entrata in vigore della legge Vassalli del 1988, la prima che ha cercato di affrontare lo spinoso tema della responsabilità civile delle toghe, su oltre 400 ricorsi per risarcimento avanzati dai cittadini, soltanto in 7 casi si è arrivati a un risarcimento per dolo o colpa grave a carico dei magistrati. Le cifre, ricordate ieri dal Corriere della Sera, sono l’ennesima prova (se per caso ce ne fosse ancora bisogno) dell’impunità di cui finora ha goduto la categoria. Situazione che due giorni fa è stata ancora una volta portata alla ribalta dalla vicenda che ha coinvolto Vittorio Emanuele di Savoia, prima indagato e arrestato con le accuse di associazione a delinquere per sfruttamento della prostituzione, corruzione, gioco d’azzardo; e poi assolto, con tanto di risarcimento a suo favore di 40 mila euro.

IL PRECEDENTE
L’inchiesta, all’epoca, era stata portata avanti dall’ormai “famoso” pm Henry John Woodcock, che già si era segnalato per i non “grandiosi” riscontri nell’ambito dell’inchiesta passata alla storia come “Vallettopoli”. Di sicuro è arrivato al capolinea il cammino parlamentare della legge sulla responsabilità civile dei magistrati che cambierà la suddetta legge Vassalli. Tra i punti più contestati e temuti dall’Anm (Associazione nazionale dei magistrati) c’è l’eliminazione del filtro di ammissibilità per le azioni di rivalsa nei confronti dei magistrati. Le toghe, pur mantenendo lo scudo della responsabilità indiretta (il cittadino cita lo Stato che si rivale sul magistrato), adesso hanno paura di una valanga di ricorsi che a loro dire è in grado di minare l’autonomia e l’indipendenza dei giudici. Tra l’altro la legge che sta per completare il suo iter alla Camera estende la risarcibilità del danno patrimoniale anche al di fuori dei casi di privazione della libertà personale. In più il risarcimento potrà arrivare a metà dello stipendio. Di sicuro quella che all’inizio era considerata solo una battaglia del centrodestra, conseguente alle numerose inchieste che hanno colpito negli anni Silvio Berlusconi, adesso è diventata un’esigenza di cambiamento sostenuta da un compatto fronte parlamentare, a cominciare proprio dal Pd. Lo stesso presidente del consiglio, Matteo Renzi, ha sempre chiarito che per lui un avviso di garanzia non equivale a una condanna.

LA POSIZIONE
Questa posizione, in particolare, era stata assunta da Renzi in difesa di Claudio Descalzi, l’amministratore delegato scelto nel 2014 dal presidente del consiglio per guidare l’Eni e successivamente indagato nell’ambito della presunta “tangentopoli” nigeriana. Insomma, adesso il fronte favorevole alla responsabilità civile dei magistrati si è a dir poco espanso. L’Anm, dal canto suo, adesso si sente un bel po’ stretta nell’angolo. Il suo presidente, Rodolfo Sabelli, ha sempre detto che è sbagliato considerare le toghe parte di un conflitto, perché i giudici stessi non lo sono e non vogliono esserlo. Ma è chiaro che il clima nel Paese e nelle aule parlamentari è piuttosto cambiato.