Super Pippo l’immortale riconquista Raiuno

di Marco Castoro

Il profilo di un uomo sta nel nome. Prendiamo Pippo Baudo. Per l’anagrafe si chiama Giuseppe Raimondo Vittorio Baudo. Giuseppe come Pippo. Raimondo come Vianello. Vittorio come Sgarbi. Tre nomi che equivalgono alla lettura della mano. Professionista impeccabile alla Pippo. Mattacchione e ironico alla Vianello. Pungente, polemico e rompiscatole alla Sgarbi. Ecco spiegato, dunque, anche l’ultima metamorfosi del Pippo nazional popolare, diventato un brontolone contro tutto e tutti.

Il presentatore per eccellenza
Non è un semplice conduttore come tanti. Baudo è un presentatore. Eppure è la testimonianza che neanche 60 anni (54 in Rai) di onorevole carriera consentono, televisivamente parlando, di vivere di rendita. È quanto capitato a Pippo. Finito in naftalina per qualche anno e soltanto da poco tempo lucidato come la vecchia argenteria e rimesso in bella vista nel salone di Raiuno. Per ora c’è una presenza da giurato nel nuovo programma di Carlo Conti, Si può fare. Prossimamente ci sarà per lui il ritorno sulla rete ammiraglia di Viale Mazzini con una sua trasmissione, un progetto che sta studiando e che presenterà al direttore di rete Giancarlo Leone.
Di recente Baudo si era dovuto accontentare di ripartire da Raitre, con il programma itinerante Il viaggio che l’allora direttore di rete Antonio Di Bella mise nel palinsesto al lunedì sera. Una ripartenza per il Pippo nazional popolare. Un pensionato di nuovo in prima linea con l’entusiasmo di un ventenne. Pronto a qualsiasi sacrificio pur di rimettersi in carreggiata.
“Io senza tv non ci so stare”, ha più volte detto. Quella tv che gli ha dato tante soddisfazioni. Le 13 conduzioni di Sanremo, i successi delle varie edizioni di Fantastico, la scoperta di talenti come Beppe Grillo, Loretta Goggi, Heather Parisi, Lorella Cuccarini, Laura Pausini. Eppure tutto vanificato nel nulla. Pensate che non è stato invitato nemmeno alla trasmissione celebrativa sui 60 anni della Rai. Perché? Aveva litigato con Vespa. “Ma Vespa non è mica il padrone della Rai”, replicò Baudo in quell’occasione dopo aver subito un affronto che non dimenticherà mai.

Il nuovo corso
Con la capigliatura bianca oggi appare come un nuovo Edmond Dantès, il Conte di Montecristo assetato di vendetta. Forse sarebbe meglio definirlo come il Conte di Militello, il suo paese natio a pochi chilometri da Catania. Non solo vuole tornare in tv, ma desidera a ogni costo entrare sul palcoscenico per calcare la scena. Non perde occasione per lasciare il segno. La polemica con Vespa, l’outing di aver votato per Renzi alle primarie Pd, nonostante si vanti di essere democristiano fin dalla nascita. Le pesanti dichiarazioni sulla dama bianca definita mignottona. Le continue critiche alla tv di oggi, ai talent e ai conduttori. Sembra di riascoltare Ginaccio Bartali.
Soprattutto quando dice che oggi per fare televisione ci vuole la patente. E oggi la patente ce l’hanno davvero in pochi, tra i volti del piccolo schermo. Del resto la tv è preparazione, sacrificio, applicazione. Non basta la bella presenza. Ci vuole la patente. Ha ragione Baudo. Solo che Pippo non considera un aspetto molto importante: a 80 anni la patente te la tolgono. Ma lui ha ancora due anni prima di consegnarla.