Tanto fumo per nulla. La sindaca Raggi, accusata di falso, è stata assolta perché il fatto non costituisce reato

Tanto fumo per nulla. La sindaca Virginia Raggi, accusata di falso dalla Procura di Roma, è stata assolta, perché il fatto non costituisce reato, dal giudice monocratico Roberto Ranazzi al termine di una camera di consiglio durata un’ora. Al momento della lettura della sentenza la sindaca è scoppiata in un pianto liberatorio e ha abbracciato tra gli applausi i suoi avvocati. “Questa sentenza – ha poi commentato la Raggi – spazza via due anni di fango. Andiamo avanti a testa alta per Roma, la mia amata città e per i nostri cittadini”.

Alla prima cittadina, difesa dagli avvocati Alessandro Mancori ed Emiliano Fasulo, il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il pubblico ministero Francesco Dall’Olio contestavano di aver mentito davanti all’Anticorruzione del Comune in merito alla nomina, giudicata illegittima, di Renato Marra, fratello dell’allora capo del personale Raffaele. In quell’occasione, la donna aveva affermato di aver agito di propria iniziativa e senza intromissioni, decidendo la promozione di Renato da vice comandante dei Vigili urbani di Roma a capo della direzione generale dell’Ufficio Turismo del Comune. Circostanza questa che, per i pm, veniva smentita da alcune chat finite agli atti dell’inchiesta. Tra queste quella, ritenuta decisiva, in cui la Raggi chiedeva conto al proprio braccio destro Raffaele dell’aumento di stipendio del fratello di cui lei non era a conoscenza. Secondo la ricostruzione dei magistrati di piazzale Clodio, la sindaca mentì all’Anac per due distinte ragioni. La prima è che nel dicembre del 2016, quando cioè la sindaca raccontò il falso, vigeva il vecchio codice etico di M5S che non le lasciava grandi spazi di manovra.

Il testo, infatti, prevedeva che la persona sottoposta ad indagini avrebbe dovuto rassegnare le dimissioni e quindi, aveva spiegato il procuratore aggiunto Ielo: “Se la sindaca avesse detto la verità e avesse riconosciuto il ruolo di Raffaele Marra nella scelta del fratello, l’apertura di un procedimento penale a suo carico sarebbe stata assai probabile” comportandone immediatamente la decadenza da primo cittadino della capitale. La seconda ragione, invece, riguarda l’intenzione della Raggi di difendere il suo ex braccio destro Raffaele perché, continua il magistrato: “Era l’uomo che faceva girare la macchina del Campidoglio e per questo andava protetto”. Una tesi accusatoria che, però, non ha retto al vaglio del giudice.