di Clemente Pistilli
Stessi parametri applicati al commerciante che ha il suo negozio nelle vie dello struscio e fa affari con la clientela vip e a quello che alza la serranda in una strada di periferia, dove quanti bussano alla sua porta fanno spesso difficoltà ad arrivare alla fine del mese e di rado si lasciano andare a spese pazze. Nel momento in cui, facendo un controllo basato sui cosiddetti studi di settore, l’Agenzia delle entrate nota che un contribuente si discosta troppo nelle dichiarazioni fatte dai guadagni presunti scattano così gli accertamenti e si finisce bollati come evasori.
Un sistema avallato ora anche dalla Corte di Cassazione, che ha rigettato il ricorso di un gioielliere di Bari. Il commerciante, venditore di orologi, gioielli e argenteria, si è visto arrivare due avvisi di accertamento relativi all’Irpef, all’Irap e all’Iva, per gli anni 2001 e 2002. Il Fisco aveva notato che le dichiarazioni del gioielliere si discostavano dagli studi di settore e lo ha chiamato a pagare le somme che, in base alle previsioni fatte, avrebbe evaso. Il contribuente, sostenendo che servivano prove certe e non ipotesi, ma soprattutto che non poteva andar bene per lui, che opera in un quartiere povero, lo stesso parametro utilizzato per un collega con clientela facoltosa, ha impugnato gli atti e ne ha ottenuto l’annullamento dalla commissione tributaria provinciale. Era però solo il primo “round”. L’Agenzia delle entrate ha fatto appello e si è vista accogliere le proprie tesi dalla Commissione tributaria regionale di Bari il 26 febbraio 2010. Per evitare di pagare somme che il commerciante sostiene di non avere evaso e dimostrare che aveva dichiarato poco perché poco aveva guadagnato, il gioielliere ha così fatto ricorso in Cassazione. Niente da fare: lo studio di settore utilizzato dagli uomini di Befera è stato ritenuto valido anche dalla Suprema Corte.
Per i giudici il Fisco non è tenuto a verificare tutti i dati richiesti per uno studio generale su un determinato comparto merceologico, essendo sufficienti alcuni elementi sintomatici per ricostruire il reddito del contribuente. Altro denaro da sborsare per il gioielliere e anche il risarcimento delle spese legali all’Agenzia delle entrate.