Tensioni con Israele. L’Unesco riconosce il Monte del Tempio di Gerusalemme agli arabi. Ecco perché la decisione imbarazza Bernabè e Carrai

Non si sono placate le polemiche innescate dalla risoluzione con cui l’Unesco si è riferita all’area sacra del Monte del Tempio col solo nome arabo

Un incidente diplomatico con Israele che sta spostando l’attenzione di molti osservatori su un nome: Franco Bernabè. Di sicuro ieri non si sono placate le polemiche innescate dalla risoluzione con cui l’Unesco si è riferita all’area sacra del Monte del Tempio, a Gerusalemme, col solo nome arabo. Un’operazione che secondo Israele di fatto nega i legami ebraici con lo stesso Monte del Tempio e il Muro del Pianto. La decisione dell’agenzia delle Nazioni Unite è passata, tra le altre, con l’astensione dell’Italia. E questo ha fatto infuriare l’Unione delle comunità ebraiche italiane. In questi giorni convulsi, però, il nome di Bernabè è passato totalmente sottotraccia. Ma cosa c’entra l’ex presidente di Telecom Italia? Innanzitutto si dà il caso che il manager oggi sia presidente della Commissione nazionale italiana proprio per l’Unesco. E in secondo luogo si dà il caso che vanti rapporti consolidati con Israele, come dimostrano le più recenti avventure imprenditoriali.  La sua Fb Group, per dire,  con la società israeliana Jonathan Pacifici & Partners è socia della Cambridge Management Consulting, società di Marco Carrai (fedelissimo di Matteo Renzi) che a sua volta detiene una quota in una società di cyber security che si chiama Cys4. In quest’ultima, come rivelato da La Notizia del 12 ottobre 2016, è entrato con il 6% del capitale un altro imprenditore israeliano, Ofer Malka. Insomma, il ruolo ricoperto da Bernabè nell’Unesco, e i suoi rapporti con Israele, avrebbero in qualche modo aumentato l’imbarazzo di Carrai e della componente filoisraeliana del “giglio magico” all’esito della risoluzione dell’Unesco. In realtà non è che Bernabè sulla carta potesse fare molto. Ieri La Notizia ha contattato telefonicamente il ministro plenipotenziario Enrico Vicenti, segretario generale della Commissione nazionale italiana per l’Unesco, il quale ha spiegato che la stessa Commissione “è un ufficio italiano che collabora con i ministeri competenti per la realizzazione delle finalità dell’Unesco in Italia”. Per questo motivo “noi non entriamo nelle decisioni dei Paesi Unesco”. Al di là delle formalità, però, è verosimile che la risoluzione finale dell’agenzia dell’Onu abbia messo in imbarazzo anche Bernabè, proprio per il ruolo rivestito all’interno della Commissione italiana Unesco e per i suoi rapporti israeliani.

Twitter: @SSansonetti