Terremoto, in ginocchio Turchia e Siria. Oltre 4 mila le vittime

Migliaia di morti e sfollati. Il terremoto mette in ginocchio Turchia e Siria. Sisma mille volte più forte di quello di Amatrice.

Terremoto, in ginocchio Turchia e Siria. Oltre 4 mila le vittime

Prima il boato sordo che ha interrotto la quiete della notte, poi le devastanti onde sismiche che hanno seminato morte e distruzione tanto in Turchia quanto in Siria. Un terremoto devastante che, al momento, ha provocato oltre 4.300 vittime anche se appare certo che il bilancio è destinato a crescere enormemente.

Il terremoto mette in ginocchio Turchia e Siria. Sisma mille volte più forte di quello di Amatrice

Secondo Usgs, il sito americano sul monitoraggio sismico, i decessi potrebbero arrivare a toccare le 10mila unità visto che l’ente ha assegnato all’evento di ieri notte il rischio rosso attribuendo un 47% di possibilità che il numero delle vittime sia compreso tra mille e diecimila.

Tutto ha avuto inizio con la prima fortissima scossa, da ben 7,8 gradi sulla scala Richter – mille volte più devastante del sisma di Amatrice e Accumoli del 2016 -, avvenuta alle 2.17 ora italiana che ha creato spaventosi danni alle strutture di tutta l’Anatolia sud-orientale. L’epicentro del terremoto, secondo quanto calcolato dall’Istituto Istituto nazionale di Geofisica e vulcanologia (Ingv), sarebbe a soli 30 chilometri dalla città turca di Gaziantep, una rinomata meta turistica nonché una delle maggiori metropoli del Paese, e l’ipocentro è stato stimato a circa 20km di profondità. Come sempre accade in questi casi, la scossa principale non è stata l’unica ma è stata seguita da almeno un centinaio di scosse di assestamento tutt’altro che di lieve entità.

Dopo la prima scossa c’è stata una forte replica, la cui magnitudo è stata stimata in 6,7 gradi, che ha contribuito a radere al suolo numerose città. Sfortunatamente quest’ultima non è stato l’ultimo sisma rilevante, anzi alle 11.42 c’è stato un nuovo terremoto spaventoso la cui magnitudo è stata stimata in 7,5 gradi, con epicentro a 4,4 chilometri e che ha colpito sempre la stessa zona. E lo sciame sismico, al momento in cui scriviamo, continua imperterrito tanto che gli esperti temono ulteriori repliche di notevole entità.

Sisma mille volte più forte di quello di Amatrice

Indicativo della potenza di questo evento è il fatto che quest’ultimo è stato avvertito a enormi distanze dai luoghi in cui si è verificato. Tanto per capirci le scosse che hanno interessato la zona di confine tra Turchia e Siria sono state avvertite in tutto il mediterraneo e addirittura fino in Groenlandia come ha riferito l’istituto geologico danese. Un sisma che, secondo quanto fa sapere l’Ingv a Fanpage.it, “è stato mille volte più forte di quello di Amatrice”, anche se “non vi sono state oscillazioni significative del livello del mare”.

Insomma è del tutto comprensibile quanto ha riferito il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, secondo cui questo terremoto è stato il più grande disastro registrato nel Paese dal 1939 quando un terremoto, di magnitudo 7,6, ha raso al suolo Erzincan provocando la morte di circa 33mila persone. Questo devastante evento ha indubbiamente messo in allerta tutta l’Italia. Proprio per questo ai microfoni di Sky Tg24 è intervenuto il professor Carlo Doglioni, presidente dell’Ingv, che ha spiegato come “il comportamento ‘epidemico’ (dei terremoti, ndr) è noto. Ma il sisma di cui stiamo parlando interessa una struttura lontana dalla faglia italiana”.

“Certo, ciò non significa che non dobbiamo tenere alta l’attenzione perché il nostro Paese presenta zone con una vitalità geologica sempre presente” aggiunge Doglioni. Insomma non ci sarebbero rischi imminenti per il nostro Paese a seguito del terremoto che ha sconvolto Turchia e Siria. Lo stesso ha poi concluso chiarendo che “al momento la faglia si è chiusa. Si tratta di una faglia trascorrente (una frattura verticale con movimento orizzontale, ndr) con la placca araba che scivola lateralmente rispetto alla faglia euroasiatica. Teoricamente queste magnitudo in Italia non dovrebbero arrivare, non abbiamo evidenze per dire che da noi ci saranno delle scosse, anche se l’Italia è un paese sismico e all’Ingv registriamo continuamente delle scosse di terremoto”.

Quanto accaduto al confine tra Turchia e Siria ha scosso l’intera comunità internazionale. Al momento “non risultano feriti o morti tra i connazionali” nelle zone colpite dal sisma, fanno sapere dalla Farnesina dopo i controlli effettuati dall’Unità di Crisi. “L’Italia è vicina ed è pronta a mettere a disposizione la Protezione Civile”, ha fatto sapere poco dopo il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che ha assicurato che “nella zona dove c’è stato il sisma più forte 21 italiani stanno tutti bene” così come i 168 connazionali che vivono in una zona più ampia.

“Un terremoto devastante ha scosso la Turchia e la Siria questa mattina, causando la morte di centinaia di persone e il ferimento di molte altre. I nostri pensieri sono rivolti alle popolazioni della Turchia e della Siria. L’Unione europea è pronta ad aiutare”, ha scritto in un tweet l’Alto Rappresentante per la Politica Estera Josep Borrell preannunciando che Bruxelles darà il via libera all’invio di uomini, mezzi e risorse per assistere i Paesi colpiti. Aiuti economici ma anche logistici e tecnci che sono stati annunciati, oltre che dall’Italia, anche dal premier britannico Rishi Sunak, dal presidente francese Emmanuel Macron e dal cancelliere tedesco Olaf Scholz.

Una corsa contro il tempo per aiutare le popolazioni colpite a cui sta partecipando tutto il mondo a partire dalla Casa Bianca che si è detta “pronta a fornire tutta l’assistenza necessaria”, passando per Israele che ha già disposto uno stanziamento di fondi. Una gara ad aiutare i due Paesi colpiti a cui non si sono sottratti neanche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, il quale si è detto “al fianco del popolo turco in questo momento difficile. Siamo pronti a fornire l’assistenza necessaria per superare le conseguenze del disastro”, e il suo acerrimo rivale Vladimir Putin che si è detto “pronto a fornire l’assistenza necessaria in seguito al terremoto”.