Torna il suprematismo bianco. Così cresce la minaccia jihadista. Per l’esperto di terrorismo Razzante c’è una regia: “Ora spaventa l’eventuale risposta delle cellule islamiche”

Intervista all'esperto di terrorismo Ranieri Razzante

La superiorità della razza bianca e la violenza contro il diverso sono tornati ad essere i temi del giorno. Argomenti delicati che sembrano intrecciarsi con il fenomeno del jihadismo per via di alcune analogie sottolineate dal professor Ranieri Razzante, presidente dell’Aira (Associazione Italiana Responsabili Antiriciclaggio) ed esperto di terrorismo, che vede un parallelismo tra l’azione di ieri e “l’attacco al Bataclan in cui i combattenti imbracciavano un kalashnikov per seminare il terrore e uccidere innocenti”.

Partiamo dall’inizio, è stato il gesto di un lupo solitario o c’è di più?
“Ne hanno preso uno solo ma c’era sicuramente un gruppo infatti tre soggetti sono in stato di fermo. La cosa certa è che è stato un attentato pianificato da tempo e messo in atto da persone ben addestrate. Avevano un obiettivo definito e lo hanno colpito senza esitazioni. Ma temo ci sia altro”.

Ossia?
“I quattro non hanno agito isolatamente perché avevano una base logistica e sono convinto che abbiano eseguito gli ordini dettati loro da una cellula più ampia appartenente a movimenti neonazisti”.

Quindi crede che esista un movimento suprematista internazionale e di stampo eversivo?
“Più che altro direi che c’è il rischio che se ne formi uno. Non pensarlo significherebbe sottovalutare il problema perché i movimenti di estrema destra sono una realtà, seppur ancora isolata, e non si può escludere che qualcuno possa operare una strategia unitaria tra i diversi gruppi”.

Il crescente clima d’odio, su scala globale, può portare ad altri episodi simili?
“Sì, il rischio c’è e lo avevano già annunciato anche i nostri Servizi Segreti con l’ultima relazione in cui un intero capitolo era dedicato a questo fenomeno. Senza dare colpa alla politica, il clima è questo e non è una novità. Ma sta peggiorando sia per il jihadismo che per l’incremento dell’immigrazione. Per questo se non si programma una strategia sull’immigrazione, senza vietarne i flussi ma controllandoli, le spinte xenofobe sono destinate ad aumentare. Ora servono azioni dell’intelligence, arresti e soprattutto l’infiltrazione di agenti nelle carceri dove i delinquenti, anche quelli comuni, possono essere indottrinati tanto al jihadismo quanto all’estremismo politico”.

Atti come questi pensa possano scatenare risposte da parte degli estremisti islamici?
“È proprio quello che mi preoccupa di più. Non voglio essere profeta di sventura ma è assai probabile che ci sarà una risposta jihadista, non tanto in Italia dove le forze dell’ordine stanno lavorando bene ma in occidente, per colpa di questi psicopatici che hanno organizzato l’azione in Nuova Zelanda. Gli islamisti non aspettavano altro che qualcuno attaccasse le loro moschee”.