Troppi sprechi nella Consob

di Clemente Pistilli

La Consob spende tanto e forse spreca troppo. Il dubbio è venuto ai giudici del Tar che, esaminando un ricorso contro la mappa del potere tracciata dal presidente Giuseppe Vegas, ha chiesto alla Corte dei Conti di indagare sulla gestione del personale dell’organismo di vigilanza sul mercato mobiliare. Giunto al vertice della Commissione nazionale per le società e la borsa nel 2010, Vegas ha ben presto riorganizzato l’Authority e inserito dirigenti di sua fiducia nei posti chiave, ricorrendo anche agli esterni. Mosse che hanno portato a una levata di scudi da parte dei tanti che, dopo una vita trascorsa all’interno della Consob, ambivano a un posto di potere. Le principali polemiche si sono poi concentrate sulla scelta di mettere Gabriele Aulicino, ufficiale del corpo delle Capitanerie di porto in aspettativa, al timone dell’ufficio attività parlamentare, con il compito di fare da raccordo tra la Commissione, il Parlamento e Palazzo Chigi. Un incarico assegnato senza alcun concorso e senza un’indagine particolare sui curricula del personale interno. Il Tar aveva bocciato quella scelta, avallata però un mese fa dal Consiglio di Stato. I giudici amministrativi hanno però ora esaminato un altro ricorso, presentato dalla dirigente Adriana Rossetti, che ha impugnato i provvedimenti con cui è stata affidata la guida di posti chiave, oltre che ad Aulicino, a Paola Bartola, Maria Cristina Lena, Enea Franza e Gaetano Nicola Finiguerra, tutte poltrone da circa 100 mila euro l’anno. Rossetti ha sostenuto che lei era più adatta per quei ruoli, che aveva più esperienza e che la Consob, riccorrendo a un’interna, come sarebbe stato nel suo caso, avrebbe pure risparmiato, mentre con le scelte fatte lei era stata demansionata. Il Tar del Lazio, esaminato a fondo il regolamento della Commissione, ha ritenuto legittimi i provvedimenti con cui Vegas ha riorganizzato gli uffici e soprattutto quelli sulle nomine contestate dalla dirigente finita all’angolo. Per il Tribunale amministrativo, però, seppur formalmente corretti, quegli atti potrebbero aver portato a bruciare denaro pubblico, visto che hanno portato a sottoutilizzare dirigenti interni. Ipotesi inquietante, considerando che per il personale la Consob spende oltre 76 milioni di euro l’anno. Il Tar ha così chiesto alla Corte dei Conti di indagare, verificando eventuali sperperi.

Riceviamo e pubblichiamo una replica di Enea Franza, citato nel nostro articolo.

1) Lo scrivente è entrato nei ruoli della Consob dal 1989, con la qualifica di funzionario di 2 con regolare concorso pubblico. Lo scrivente all’età di 24 anni vinse altro concorso pubblico all’ex ministero del Tesoro.

2) Era già dirigente e vice capo ufficio dell’ufficio emittenti non quotati da oltre 4 anni, prima di prendere l’ufficio di che trattasi.

3) La retribuzione non è aumentata a se guito dell’incarico, in quanto non ci sono nel contratto assegni di regenza.