Ucraina, l’export di grano riprenderà il 27 luglio: i primi carichi sono in partenza dal porto di Chornomorsk

Ucraina, l’export di grano riprenderà il 27 luglio con le navi cargo in partenza dal porto di Chornomork. Si teme un blitz della Russia.

Ucraina, l’export di grano riprenderà il 27 luglio: i primi carichi sono in partenza dal porto di Chornomorsk

Ucraina, l’export di grano riprenderà il 27 luglio: le prime navi cargo cariche di cereali salperanno dal porto di Chornomorsk, situato nel sud-ovest del Paese. Kiev, tuttavia, non ha nascosto una certa apprensione rispetto alla labile determinazione della Russia di rispettare l’intesa sul grano firmata a Istanbul.

Ucraina, l’export di grano riprenderà il 27 luglio: l’annuncio di Kiev

L’accordo sul grano siglato a Istanbul venerdì 22 luglio tra Mosca e Kiev, con la supervisione di Turchia e Nazioni Unite, ha cominciato a vacillare già all’indomani della firma quando l’Ucraina ha accusato il Cremlino di aver ordinato un attacco missilistico contro un granaio a Odessa.

Mosca ha prontamente negato ogni coinvolgimento nel bombardamento al granaio nonostante gli attacchi di Kiev e lo scetticismo di Ankara e dell’Onu. Nonostante la fragilità dei rapporti tra la Russia e l’Ucraina, il governo di Kiev ha annunciato in modo ufficiale la ripresa dell’export di grano. Nella giornata di mercoledì 27 luglio, infatti, le navi cominceranno a caricare le prime tonnellate di cereali presso lo scalo di Chornomorsk, nel sud-ovest del Paese. A stretto giro, si procederà a far ripartire anche l’accesso meridionale di Odessa e quello sudoccidentale di Pivdenny. In particolare, lo sblocco avverrà “nelle prossime due settimane”.

I primi carichi sono in partenza dal porto di Chornomorsk

Intanto, la Turchia sta tentando di risolvere anche l’ultimo ostacolo che riguarda l’inviolabilità delle imbarcazioni e della terraferma ucraina dalla quale salperanno le navi cargo. A questo proposito, il ministro delle Infrastrutture ucraino, Oleksandr Kubrakov, che ha firmato l’intesa per il suo esecutivo, ha sottolineato che “se le parti non garantiscono la sicurezza, l’accordo non funzionerà”. Pertanto, per procedere allo sblocco delle scorte alimentari, andranno condotte verifiche giorno per giorno e bisognerà esaminare progressivamente la posizione del Cremlino.

In considerazione della mancanza di fiducia nutrita nei confronti della Russia, inoltre, il mare nei pressi dei porti ucraini rimarrà minato. La bonifica avverrà “solo ne corridoio necessario per le esportazioni” mentre le navi ucraine scorteranno i convogli. Nel frattempo, Ankara avrà non solo un ruolo di garante ma anche un ruolo di ispettore. Sarà, infatti, la marita turca a ispezionare i carichi e a garantire al Cremlino che le imbarcazioni ucraine non facciano ritorno nel Paese con a bordo armi e altri materiali bellici.

Ucraina, l’export di grano riprenderà il 27 luglio: l’incognita Cremlino e il nuovo attacco al porto di Odessa

Il rischio di raid russi, tuttavia, persiste soprattutto in considerazione delle parole poco rassicuranti pronunciate dopo il bombardamento al porto di Odessa da parte del portavoce del Cremlino, Dimitri Peskov. Il portavoce, infatti, ha dichiarato che Mosca non è “in alcun modo correlata all’infrastruttura utilizzata per adempiere agli accordi per l’export del grano”.

Al contempo, il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha affermato che gli accordi firmati a Istanbul non impediranno alla Russia di portare avanti la sua “operazione speciale” in Ucraina.

Nella mattinata di martedì 26 luglio, intanto, i militari russi hanno nuovamente bombardato la città portuale di Odessa, in Ucraina meridionale. Lo riporta il capo dell’amministrazione militare della regione, Serhiy Bratchuk, citato dal The Guardian.

Bratchuk ha spiegato che il raid missilistico è stato condotto con l’ausilio di “velivoli strategici”. Si tratta del secondo attacco su Odessa da parte di Mosca da sabato 23 luglio.