Le Lettere

Ucraina No Entry Zone

Se Putin fosse andato al vertice in Turchia, sarebbe cambiato qualcosa? Non credo. E poi non ce lo vedo Putin a discutere delle minutaglie: territori, confini, paralleli, ecc. Questa è roba da tecnici, non da capi di Stato.
Gianni Savona
via email

Gentile lettore, esatto. Da che mondo è mondo prima si incontrano i tecnici e solo dopo i leader decidono. L’inverso non esiste. Pensare che Putin si lasciasse convocare da Zelensky era surreale. Giorni fa, mentre regnava l’incertezza (Putin va? Non va?), scrivevo sui social: “Penso che Putin non andrà. Sarebbe assurdo, senza che prima gli sherpa delle due squadre abbiano dissodato il terreno. Zelensky lo sa e quindi si presenterà per poi cantare vittoria: ‘Putin non è venuto! Non vuole la pace!’”. La verità è che Kiev, su consiglio dell’Europa, fa solo finta di voler trattare. Se è davvero così, al posto di Putin dichiarerei l’Ucraina “No Entry Zone”: qualunque treno, camion, aereo o nave che entri in Ucraina sarà a rischio di essere bombardato, a caso: a chi capita, capita. A quel punto gli aiuti militari arriverebbero sì e no col contagocce perché ogni autista o pilota o macchinista o comandante di nave saprebbe che entrando in Ucraina rischia di morire. I commerci con l’estero si fermerebbero. E non si vedrebbero più a Kiev i teatrini di Macron, Starmer, Ursula, ecc. Non capisco perché la Russia non l’abbia già fatto. Del resto, se la ragionevolezza non prevale e la diplomazia latita, vale il detto “a mali estremi, estremi rimedi”. Forse è destino storico che la Russia non possa mai vincere con la diplomazia, ma debba sempre vincere sul campo di battaglia.

Inviate le vostre lettere a: La Notizia – 00195 Roma, via Costantino Morin 34 redazione@lanotiziagiornale.it