Un Calcio alle differenze. Diritti tv per finanziare gli sport minori e paralimpici: la sfida ai padroni del pallone

Una sfida ai padroni del Pallone. Con una richiesta: destinare il 3% dei diritti tv delle squadre di serie A per finanziare gli sport minori e paralimpici.

Una sfida ai padroni del Pallone. Con una richiesta precisa: destinare il 3% dei diritti tv delle squadre di serie A per sovvenzionare gli sport minori, con funzione sociale, e gli sport paralimpici. Il progetto di legge è stato presentato alla Camera con Sinistra italiana (Si) in prima fila.E sicuramente va in controtendenza rispetto alla volontà delle grandi società di gestire i milioni di euro ottenuti dalla cessione dei diritti.

Il deputato di Si Giulio Marcon ha studiato il modello francese per cercare una trasposizione, in versione light, in Italia. Oltralpe, infatti, da tempo è stata compiuta una scelta di “collettivizzazione” degli introiti commerciali. Inoltre il provvedimento punta a modificare il decreto Melandri, che almeno il 4% dei diritti tv debbano essere dati alle sole società professionistiche di calcio per lo sviluppo dei settori giovanili. Il testo di Marcon, sottoscritto da molti altri deputati, vuole che la somma sia destinato allo sviluppo di tutto lo sport dilettantistico e giovanile. Un tentativo di dare un Calcio alle differenze, limitandole per quanto è possibile.

Il sostegno di allenatori e calciatori
“La proposta di legge nasce da una considerazione: oltre allo sport d’élite ci sono anche altri sport di natura sociale, che hanno minore visibilità ma la stessa importanza”, ha spiegato Renzo Ulivieri, presidente dell’Associazione italiana allenatori, presente alla conferenza stampa convocata a Montecitorio per illustrare l’iniziativa. “Non credo ci possa essere una opposizione rispetto a questa iniziativa. Sarebbe una visione miope anche per i vertici degli sport d’élite”, ha evidenziato l’ex tecnico del Bologna, che si è soffermato sul senso della norma: “È un testo che si rivolge al diritto alla salute del cittadino, non solo fisica ma anche mentale e sociale. Credo che dovremmo fare una riflessione su questo aspetto, anche perché la scuola non dà risposte in questa direzione”.

Anche il presidente dell’Associazione italiana calciatori, Damiano Tommasi, ha garantito pieno appoggio alla proposta: “Quando si parla di distribuzione delle risorse, spesso non vengono interpellati calciatori e giocatori che pure sono gli attori principali dello spettacolo”. L’ex centrocampista della Roma, a lungo idolo della Curva Sud per la sua tenacia, non ha perso lo smalto da combattente. Anzi. “L’intervento pubblico deve salvaguardare un prodotto sociale”, ha evidenziato. “Lo sport non bisogna soltanto trasmetterlo in televisione, ma va praticato. Il calcio deve essere da traino: ha una responsabilità maggiore, perché quasi tutti hanno giocato a calcio almeno una volta nella vita. Perciò credo che ragionare su come finanziare lo sport di base è doveroso”, ha concluso Tommasi. La proposta, insomma, è sul tavolo. Spetta al Parlamento dare una risposta, senza farsi fermare dalle possibili resistenze dei grandi club.