Una Rai sempre più sovranista. E la Botteri fa le valigie per Pechino. La corrispondente anti-Trump verrà trasferita. E intanto cresce l’idea di una sede pure a Washington

Dopo più di dieci anni a New York per la Rai, Giovanna Botteri è pronta a fare le valige

Dopo più di dieci anni da capo sede a New York per la Rai, Giovanna Botteri è pronta a fare le valige. Dopo giorni di indiscrezioni che si rincorrevano tra i corridoi di Viale Mazzini, non ci sono più dubbi: la giornalista, che non ha mai fatto troppo mistero della sua antipatia per Donald Trump, verrà trasferita dalla sede degli Stati Uniti a quella cinese di Pechino. Dal punto di vista formale la scelta appare ineccepibile dato che il contratto della Botteri scade a fine aprile. Ma, secondo molti, determinante sarebbe stata proprio la posizione critica della giornalista sulle politiche statunitensi che, come si sa, godono invece di profonda simpatia nella maggioranza, specie sulla sponda leghista. Non è un caso che il nome su cui si sta lavorando come capo sede in Usa sarebbe quello di Claudio Pagliara, giornalista dalle velate simpatie sovraniste (e dunque trumpiane) che godrebbe del placet di Carroccio e M5S.

Ma, al di là delle simpatie politiche, l’obiettivo dell’amministratore delegato Fabrizio Salini – che avrebbe deciso di sua sponte lo spostamento della Botteri e, a cascata, anche di tutti gli altri corrispondenti – è quello di entrare nel vivo dell’amministrazione statunitense per offrire un resoconto più puntuale e oggettivo. L’idea, a riguardo, è riprendere quanto si era già proposto ai tempi di Antonio Campo Dall’Orto: una sede Rai a Washington affianco (o al posto) di quella di New York. Un problema che, dicono dal Cda, paradossalmente è nato solo a piano industriale approvato (dove, invece, non c’è il minimo riferimento a uno spostamento di sede o all’idea di una sede ex novo).

“È solo nelle ultime settimane che si è cominciato a discutere prepotentemente di questa opportunità”, conferma un membro del Consiglio di amministrazione di Viale Mazzini. Il problema adesso è, però, trovare la modalità economica e giuridica per avere un presidio a Washington senza gravare sul bilancio visto che l’obiettivo del piano proposto da Foa e Salini e approvato dal Cda è arrivare ad un risparmio di 40 milioni già nel 2020. Il progetto su cui i collaboratori dell’amministratore delegato starebbe lavorando sarebbe quello di mantenere intatta la sede di New York (dunque, senza spese di trasferimento), prevedendo però uno/due corrispondenti accreditati direttamente alla Casa Bianca che rispondono sempre alla sede centrale newyorkese. “In questo modo – riflette più di qualcuno a Viale Mazzini – la spesa resterebbe marginale ma si avrebbe la possibilità di raccontare la politica Usa dalle stanze del potere”; “e non comodamente seduti in redazione a New York”, aggiunge malignamente qualcun altro.

Il nome della Botteri non sarà l’unico coinvolto in questo giro di valzer. Secondo quanto anticipato anche dall’AdnKronos, infatti, Andrea Montanari, ex direttore del Tg1, e Nicoletta Manzione, ex direttore di Rai Parlamento potrebbero guidare le sedi di Parigi e Bruxelles. Dulcis in fundo la vicenda di Iman Sabbah: la corrispondente di Rai News 24 a Parigi dovrebbe invece rimanere in territorio francese. Sarebbe oramai esclusa, infatti, l’ipotesi di fare la vicedirettrice a Rai Parlamento, dopo i dubbi emersi rispetto alla possibilità che una giornalista iscritta nell’elenco degli stranieri possa assumere l’incarico di vicedirettrice. Senza dimenticare che sul tavolo di Salini, a riguardo, da settimane giace l’esposto presentato da ben 100 giornalisti idonei non vincitori del concorsone.