Molti studenti potrebbero aver sacrificato inutilmente l’estate per preparare l’appello autunnale d’esami universitari visto che oltre 5mila professori hanno proclamato uno sciopero per bloccare la sessione. Incroceranno le braccia prof, ricercatori universitari e ricercatori di enti di ricerca in 79 atenei italiani per protestare contro il blocco degli scatti stipendiali del quinquennio 2001-2015. A proclamare lo sciopero, partito oggi e che si concluderà il prossimo 31 ottobre, il Movimento per la dignità della docenza universitaria. Così i professori che hanno aderito non effettueranno la prima sessione d’esame programmata nel periodo corrispondente. Uno sciopero della durata di 24 ore proprio in quel giorno che tanti studenti avevano cerchiato in rosso sul proprio calendario. Gli esami saranno spostati agli appelli successivi.
A pagare il conto saranno sempre i più deboli: gli studenti. Ma lo sciopero è legittimo. Ad assicurarlo è l’Autorità di garanzia per gli scioperi ha reputato legittima la richiesta degli scioperanti in “seguito alla mancata convocazione da parte del ministero dell’Istruzione dei soggetti proclamanti per tentare di scongiurare l’astensione”. Dopo un incontro nei mesi scorsi, infatti, non è arrivata più alcuna comunicazione dalla ministra Valeria Fedeli. Tuttavia l’Autorità ha fissato dei paletti affinché lo sciopero resti nella legittimità quali: l’organizzazione di un appello straordinario dopo il quattordicesimo giorno di sciopero, l’adozione di tutte le misure necessarie per evitare che l’appello straordinario pregiudichi la partecipazione degli studenti laureandi alla sessione di laurea autunnale (compreso l’eventuale differimento della data di inizio di quest’ultima), massima diffusione della comunicazione di tale astensione e delle relative modalità attuative con particolare riferimento all’erogazione delle prestazioni indispensabili facendo ricorso anche agli strumenti informatici.
Il Movimento per la dignità della docenza universitaria chiederà un piano organico di assunzioni per i ricercatori e per gli associati. I docenti e i ricercatori lamentano come dal 1 gennaio 2015 sia stata sbloccata la situazione contrattuale del pubblico impiego, ma non quella di insegna e fa ricerca all’interno delle università italiane. “Chiediamo”, hanno tuonato i docenti, “un provvedimento legislativo dove le classi e gli scatti stipendiali bloccati dal 2011 al 2015 vengano sbloccati dal 1 gennaio 2015 anziché come attualmente dal 1 gennaio 2016”. La trattativa con il ministero della Pubblica Istruzione, intanto, va avanti senza vedere la luce in fondo al tunnel dal 2014. Di qui la decisione di incrociare le braccia. Sciopero che non riguarderà le lezioni che si svolgeranno come da calendario. Non certo, comunque, il miglior modo di iniziare l’anno per un settore che dovrebbe essere nevralgico per la crescita del Paese, ma che difatto non lo è.