Uno spreco nuovo di Zecca: bollini per i farmaci a prezzo maxi. Il ministero si affida al Poligrafico, ma con i privati si risparmierebbero 50 milioni

Lo Stato spreca un mucchio dei soldi per i bollini da applicare sui farmaci per garantirne la tracciabilità: 60 milioni ogni anno. Ma ne basterebbero dieci

Una spesa totale di 60 milioni di euro: 50 in più rispetto alla soluzione più conveniente di mercato. Un fiume di denaro che sostiene le casse deIl’Istituto poligrafico e Zecca dello Stato. Con il risultato di avere un prodotto difettoso e il conseguente rischio di facilitare la contraffazione dei farmaci. È il caso paradossale dei bollini farmaceutici, usati per garantire la tracciabilità ed evitare traffici illeciti dei medicinali, ma che da tempo rappresentano un problema, che è stato riportato all’attenzione del Parlamento dalla deputata dell’Udc Paola Binetti. La questione è stata denunciata in un’interpellanza depositata alla Camera: “Il Servizio sanitario nazionale sta finanziando il Poligrafico”, accusa la parlamentare centrista. Il motivo? La produzione in appalto esterno avrebbe “un costo di 10,5 milioni di euro l’anno, contro i 60 attuali”, mette nero su bianco la Binetti. Eppure l’internalizzazione del servizio era stata effettuata con lo scopo di “garantire economie di scala tali da consentire l’abbassamento del costo del bollino, con beneficio per le casse dello Stato”. Sulla questione il sottosegretario Vito De Filippo aveva già dirottato la responsabilità al ministero dell’Economia. “L’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato cura la produzione di bollini farmaceutici poiché questi ultimi sono ricompresi nell’elenco delle carte valori presente nel decreto del Ministro dell’economia e delle finanze del 23 dicembre 2013”, aveva spiegato, rispondendo a una vecchia interrogazione. Ma la Binetti non ci sta e a La Notizia ribadisce: “I costi della burocratizzazione vengono sottratti alle cure per i cittadini”.

Rischio criminale – Ma la spesa non è solo problema. I bollini farmaceutici risultano spesso difettosi, facilitando possibili contraffazioni da parte della criminalità. E prestando così il fianco a eventuali immissioni sul mercato di medicinali illegali. La ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, nell’aprile 2016 si era assunta l’impegno alla Camera per “risolvere il problema entro una settimana”. Anche perché il sottosegretario Vito De Filippo aveva ammesso una “disfunzione con ricadute sulla rintracciabilità di confezioni fuoriuscite dal canale distributivo legale”, limitando il caso a poche categorie di farmaci. Da allora è trascorso quasi un anno, ma non ci sono state nuove comunicazioni. E Binetti ha ribadito che non c’è stata alcuna soluzione.

Continui rinvii – La questione non è nuova: è iniziata nel 2015, quando l’Istituto poligrafico e Zecca dello Stato ha deciso di internalizzare quasi tutto il processo di produzione dei bollini. Ma dopo qualche mese sono arrivati gli inghippi con le stampe difettose, portate avanti da tempo. Nemmeno la direttiva europea che ha introdotto dal 2019 il sistema “datamatrix”, più conveniente e sicuro, ha scosso il ministero della Salute. L’Italia aveva inizialmente optato per la deroga al 2025, salvo fare retromarcia ammettendo la necessità di accettare questo cambiamento il prima possibile. Peccato, però, che manchi ancora una data dell’introduzione del nuovo servizio.

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Riceviamo e pubblichiamo dal Poligrafico dello Stato:

L’articolo pubblicato in data odierna sul sito “lanotiziagiornale” è l’ennesimo attacco contro l’Istituto Poligrafico (IPZS), alimentato da interessi particolari che sono stati toccati da una razionalizzazione di un’azienda pubblica a difesa di un interesse pubblico primario; non introduce infatti nuovi elementi rispetto a quanto già espresso da articoli di stampa o addirittura da interrogazioni parlamentari dettati dall’interesse specifico delle aziende precedentemente produttrici del bollino farmaceutico.

Tutte le segnalazioni hanno avuto inizio immediatamente dopo l’annuncio dell’avvio dell’internalizzazione della produzione dei bollini farmaceutici da parte di IPZS che annullava di fatto gli affidamenti esterni a soggetti privati tra l’altro coerentemente a quanto previsto dalla normativa vigente.

La scelta di internalizzare la produzione dei bollini farmaceutici, la cui produzione si assesta intorno ai 2,3 miliardi di bollini annui, è stata dettata da un insieme di fattori, quali:

  1. Rimettere direttamente sotto il controllo pubblico la stampa di una Carta Valori così come stabilito dalla legge;
  2. Garantire il massimo livello di sicurezza superando anche gli inconvenienti che paradossalmente solo ora vengono denunciati;
  3. Garantire il sistema di controllo e tracciatura che rende il bollino farmaceutico un esempio a livello europeo, tanto che il livello di contraffazione dei farmaci in Italia è uno dei più bassi al mondo;
  4. Fare in modo che gli eventuali benefici economici derivanti da questa attività possano finalmente concorrere al finanziamento della spesa sanitaria nazionale grazie al fatto che gli utili di IPZS sono incassati direttamente dallo Stato.

Si ribadisce inoltre che i bollini farmaceutici sono prodotti in ottemperanza ai requisiti tecnici fissati dal decreto ministeriale del 30 maggio 2014 Allegato A; trattandosi inoltre di carte valori, sono soggetti a criteri rigorosi per la produzione, custodia, movimentazione, conteggio dei pezzi, lavorazione della carta filigranata da utilizzare così come disposto nel decreto ministeriale 4 agosto 2003 e successive modificazioni e integrazioni.

Tale scelta è stata legittimata anche dalla sentenza del TAR del Lazio del 16 maggio 2016 che tra l’altro ha ribadito l’importanza del bollino farmaceutico quale strumento a tutela della fede pubblica, specificando che la stampa del bollino, a cura dell’Istituto Poligrafico, è “supportata da un interesse pubblico primario di particolare rilievo anche sul piano costituzionale”.

Con riferimento alla spesa potenziale indicata nell’articolo (10,5 milioni di euro l’anno) si segnala che il dato indicato è privo di alcun fondamento, in quanto lo stesso è da intendersi come calcolato su un volume di 2,5 miliardi di bollini e sulla base del prezzo di aggiudicazione della gara di acquisto indetta dall’Istituto Poligrafico per la lavorazione esterna di bollini farmaceutici, pari ad euro 4,5 per mille pezzi: suddetto prezzo è relativo ad una sola delle fasi di lavorazione del bollino (stampa) e non include quindi tutte le altre fasi di lavorazione, quali produzione della carta filigranata ed adesivizzazione, effettuate a rigoroso rendiconto sotto il controllo del Ministero dell’Economia e delle Finanze, nonché la gestione dell’intero sistema informatico che annovera, tra gli altri, il sistema centralizzato di gestione delle numerazioni e degli ordini di bollini.

Il costo del bollino, inoltre, non grava sul Servizio Sanitario Nazionale, ma è corrisposto direttamente dalle aziende farmaceutiche ad IPZS che a sua volta distribuisce i relativi utili al MEF contribuendo anche al finanziamento della spesa sanitaria nazionale, a differenza di quanto avveniva precedentemente.

Si ritiene altrettanto strumentale e pretestuosa l’accusa delle frequenti “difettosità” dei bollini, in quanto l’internalizzazione è stata proprio finalizzata al superamento di questi problemi, presenti invece nella situazione antecedente.

Si ribadisce inoltre che i bollini farmaceutici sono prodotti in ottemperanza ai requisiti tecnici fissati dal decreto ministeriale del 30 maggio 2014 Allegato A; trattandosi inoltre di carte valori, sono soggetti a criteri rigorosi per la produzione, custodia, movimentazione, conteggio dei pezzi, lavorazione della carta filigranata da utilizzare così come disposto nel decreto ministeriale 4 agosto 2003 e successive modificazioni e integrazioni.

Con riferimento al tema della direttiva europea, la deroga concessa allo stato italiano fino al 2025 (6 anni dopo gli altri stati membri) da parte della comunità europea non è da attribuirsi a motivazioni imperscrutabili, bensì al riconoscimento che la soluzione italiana, basata sul “Sistema Bollino”, è riconosciuta come la migliore soluzione di tracciabilità e anticontraffazione.

Nell’ottica di implementazione della direttiva europea, IPZS ha già avviato approfondimenti con il Ministero della Salute nonché con le aziende del settore, proponendo nuove soluzioni di sicurezza fisica, con riduzioni di prezzo rispetto all’attuale, ed architetture informatiche pienamente compatibili con il dettato normativo.

Alla luce di quanto sopra, l’Istituto Poligrafico si trova costretto a ribadire anche in questa occasione che i ripetuti e pretestuosi attacchi al sistema della tracciabilità del farmaco rappresentano mere speculazioni finalizzate a minare un positivo esempio di tutela del pubblico interesse rispetto a interessi squisitamente privatistici.