Unomattina di successi. Il talk della Rai fa il pieno di share. Con la conduzione unica della Giandotti

Unomattina è una delle trasmissioni più longeve della Rai che coniuga da sempre il giornalismo più istituzionale con un taglio più mainstream.

Unomattina di successi. Il talk della Rai fa il pieno di share. Con la conduzione unica della Giandotti

Unomattina negli scorsi giorni ha fatto notizia per un clamoroso abbandono: Marco Frittella nella puntata di lunedì 25 ottobre non si è presentato in studio e ha lasciato da sola Monica Giandotti (nella foto) per una settimana, rientrando poi lunedì 1° novembre. Un’autoesclusione che ha fatto il giro del web, anche perché Frittella non è certo l’ultimo arrivato, è un peso massimo del Tg1 con alle spalle anni da inviato a Berlino durante il crollo del Muro e in Libano nel corso della guerra civile, oltre che collaboratore di eminenti quotidiani.

La coppia guida lo storico contenitore per il secondo anno consecutivo e la conduzione in solitaria della Giandotti è una bella responsabilità, visto che di fatto il programma apre la giornata di Rai Uno. Inutile ricordare che Unomattina è una delle trasmissioni più longeve della Rai che coniuga da sempre il giornalismo più istituzionale, identificato dalla redazione del Tg1, con un taglio più mainstream coordinato dalla rete, affrontando un’ampia moltitudine di temi: dall’attualità, alla politica, all’economia, con tanti spazi dedicati ai cittadini, a scadenze fiscali, pensioni, caro vita; non mancano green e ambiente così come divulgazione medico-scientifica e interventi su femminicidio e diritti delle donne; prestigiosi gli ospiti, come il premio Nobel Giorgio Parisi e Simonetta Cheli, neo direttrice dei Programmi di Osservazione della Terra dell’Esa.

Ai tempi d’oro, quando non c’era la concorrenza di Canale 5, di Rai Tre e delle all news, il programma macinava ascolti del 35-40% di share, detenendo praticamente il monopolio; ora continua ad andare bene e a garantire un buon traino alla rete ma sono lontani quegli anni. È di questi giorni una ricerca dello Studio Frasi che parla di una fuga massiccia di telespettatori dalla prima serata delle generaliste: con l’attenuarsi della pandemia, la gente è tornata a uscire e a cercare svaghi alternativi al consumo della tv, ecco in parte spiegata questa emorragia. Quelli maggiormente colpiti sono i talk show, che hanno potuto godere del fatto che il pubblico fosse in qualche modo costretto a rimanere a casa nonché delle tensioni politiche succedutesi con la fine del governo Conte e l’inizio dell’era Draghi.

La pandemia, le tensioni politiche, le notizie drammatiche all’ordine del giorno, a cui si aggiungono l’escalation dei No Vax o eventi come le elezioni Usa, avevano spinto i talk e ridato linfa ai loro ascolti. Ora, con Draghi saldamente alla guida del Paese, la narrazione politica si è raffreddata e concentrata sulla ripartenza economica oltre che naturalmente sul piano sanitario che continua ad avere un ruolo centrale.

La fuga di spettatori colpisce in parte anche gli ascolti della mattina ma meno rispetto alla fascia serale, questo perché programmi come Unomattina, Mattino Cinque, condotto da Federica Panicucci e Francesco Vecchi, che contende a Rai Uno la leadership di fascia, o Agorà, guidato da Luisella Costamagna, hanno un’audience diversa rispetto al prime time, più fidelizzata e meno casuale. Tant’è vero che Unomattina se la cava bene e rispetto allo scorso anno riesce addirittura a migliorare.

Secondo i dati di OmnicomMediaGroup, infatti, la media attuale è di 818.705 spettatori (+2% vs stesso periodo 2020) col 16,4% di share (+0,5%): una bella soddisfazione per il team e per i due conduttori che hanno superato loro stessi, nonostante l’incidente di percorso capitato a Frittella. Analizzando il profilo, vediamo che lo share femminile (18,8%) è superiore rispetto a quello maschile (12,9%) mentre la fascia d’età più presente è la over 65 (23,1% di share), con un alto gradimento del target laureati (15%). A livello territoriale, prevale il Centro-Sud con gli share più alti in Basilicata (25,9%), Umbria (23,6%) e Campania (21,2%), i più bassi in Trentino A.A. (6,6%) e Valle d’Aosta (3%).